martedì 31 gennaio 2012

Le scarpe nuove di Cetti-girl

Siamo stati al mercatino temporaneo delle scarpe organizzato da un GAS vicino a noi; ci era arrivato l'avviso via mail tramite i collegamenti dell'interGAS. Il mercatino non è solo un posto dove si va a comprare, ma anche l'occasione per rivedere e fare quattro chiacchiere con facce note, compreso il produttore stesso, che ormai è un habitué.

Cetti-girl aveva proprio bisogno di un paio di scarpe, perché le ginniche che sta usando sono ormai al terzo inverno.
Non vi sorprenderà sapere che Cetti-girl è una ragazza piuttosto controcorrente. In fatto di abbigliamento ama le cose hippy; ha quindi trovato interessanti le mie classiche polacchine scamosciate, che anch'io comprai due o tre anni fa con il GAS. Le ha anzi scelte di color sabbia, in pieno stile sessantottino, sfoggiandole orgogliosamente ieri mattina a scuola, con grande ammirazione di parecchie sue compagne.

Dimostrazione che si può fare tendenza senza correre dietro alle mode imposte dalla pubblicità.
Senza parlare delle altre caratteristiche positive delle scarpe: chilometri zero, filiera corta italiana, materiali naturali biodegradabili (pelle, cuoio, para), prezzo equo, comportamento dell'azienda socialmente etico (nessuno sfruttamento di lavoratori).

lunedì 30 gennaio 2012

Gita a Modena

Cetti-girl sta studiando il romanico, quindi cogliamo l'occasione per andare a vedere qualcosa dal vivo, purché non sia troppo lontano.

Lei era già andata a Venezia a vedere la basilica San Marco, ovviamente in treno, con una sua compagna di classe che invece non l'aveva mai preso.

Domenica siamo andati a Modena (in auto), per una visita al bellissimo duomo, dove la nostra artista, quaderno degli appunti alla mano, guidandoci per i diversi ambienti, ci ha illustrato ogni singola statua o bassorilievo sia dentro che all'esterno. Visitare un monumento con qualcuno che te lo spiega è tutt'altra soddisfazione che andarci senza cognizione.
E trovandoci a Modena, potevamo forse saltare l'appuntamento gastronomico tipico? Passato mezzogiorno, ci siamo fiondati in una trattoria a strafogarci di tigelle e gnocco fritto!

domenica 29 gennaio 2012

Decrescita ante-litteram

Questa storia è intessuta di sentimenti e di fatti già inquadrati dagli studiosi, dagli storici sociologi economisti, entro un fenomeno individuato, preciso ed etichettato. Cioè il miracolo italiano. [...]
È aumentata la produzione lorda e netta, il reddito nazionale cumulativo e pro capite, l'occupazione assoluta e relativa, il numero delle auto in circolazione e degli elettrodomestici in funzione, la tariffa delle ragazze squillo, la paga oraria, il biglietto del tram e il totale dei circolanti su detto mezzo, il consumo del pollame, il tasso di sconto, l'età media, la statura media, la valetudinarietà media, la produttività media e la media oraria al giro d'Italia.
Tutto quello che c'è di medio è aumentato, dicono contenti. E quelli che lo negano propongono però anche loro di fare aumentare, e non a chiacchiere, le medie; il prelievo fiscale medio, la scuola media e i ceti medi. Faranno insorgere bisogni mai sentiti prima. Chi non ha l'automobile l'avrà, e poi ne daremo due per famiglia, e poi una a testa, daremo anche un televisore a ciascuno, due televisori, due frigoriferi, due lavatrici automatiche, tre apparecchi radio, il rasoio elettrico, la bilancina da bagno, l'asciugacapelli, il bidet e l'acqua calda.
A tutti. Purché tutti lavorino, purché siano pronti a scarpinare, a fare polvere, a pestarsi i piedi, a tafanarsi l'un con l'altro dalla mattina alla sera.
Io mi oppongo.
[...] E se poi fosse soltanto una questione politica, io saprei il da fare. Se si trattasse soltanto di aprire un vuoto politico, dirigenziale, in Italia, con pochi mezzi ci riuscirei. [...]
Ma il guaio è dopo, perché in quel vuoto si ficcherebbero automaticamente altri specialisti della dirigenza. Non puoi scacciarli perché questo è il loro mestiere, e si sono specializzati sugli stessi libri di quelli che dirigono adesso, ragionano con lo stesso cervello di quelli di ora, e farebbero le stesse cose. Lo so, sarebbero più onesti, dici tu, più seri, ma per ciò appunto più pericolosi. Farebbero crescere le medie, sul serio, la produttività, i bisogni mai visti prima. E la gente continuerebbe a scarpinare, a tafanarsi, più di prima, a dannarsi l'anima.
No, Tacconi, ora so che non basta sganasciare la dirigenza politico-economico-social-divertentistica italiana. La rivoluzione deve cominciare da ben più lontano, deve cominciare in interiore homine.
Occorre che la gente impari a non muoversi, a non collaborare, a non produrre, a non farsi nascere bisogni nuovi, e anzi a rinunziare a quelli che ha.

La rinunzia sarà graduale, iniziando coi meccanismi, che saranno aboliti tutti, dai più complicati ai più semplici, dal calcolatore elettronico allo schiaccianoci.
Tutto ciò che ruota, articola, scivola, incastra, ingrana e sollecita sarà abbandonato.
Poi eviteremo tutte le materie sintetiche, iniziando dalla cosiddetta plastica.
Quindi sarà la volta dei metalli, dalle leghe pesanti e leggere giù giù fino al semplice ferro.
Né scamperà la carta. Eliminata carta e metallo non sarà più possibile la moneta, e con essa l'economia di mercato, per fare posto a un'economia di tipo nuovo, non del baratto, ma del donativo. Ciascuno sarà ben lieto di donare al suo prossimo tutto quello che ha e cioè - considerando le cose dal punto di vista degli economisti d'oggi - quasi niente. Ma ricchissimo sarà il dono quotidiano di tutti a tutti nella valutazione nostra, nuova.


Questi brani sono tratti da La vita Agra, romanzo di Luciano Bianciardi pubblicato nel 1962: che nessuno dica che non eravamo stati avvisati!

sabato 28 gennaio 2012

Nella tana del lupo

Ebbene sì, lo confesso: io e Razza-O siamo andati al centro commerciale. A nostra giustificazione, vi dico che è il posto più vicino dove c'erano in prevendita i biglietti per uno spettacolo che andremo a vedere.

Battute a parte, non compriamo granché nei supermercati, o più in generale nel commercio convenzionale; direi che, per i prodotti di uso quotidiano, l'elenco si può ridurre a:
  • birra
  • cibo per le gatte
Per il resto, essendo il nostro un GAS di lunga data, ha un paniere che si è andato arricchendo con gli anni, e copre tutte le principali necessità; ecco l'elenco dei prodotti, in ordine alfabetico:
  • abbigliamento intimo
  • aceto balsamico
  • agrumi e prodotti tipici calabresi
  • agrumi e prodotti tipici siciliani (capperi, origano, ecc.)
  • caffè
  • calzature
  • carne bovina
  • carta igienica e da cucina
  • conserve
  • detergenti e prodotti per il corpo
  • detersivi
  • farine
  • formaggi e latticini
  • frutta (mele, meloni, angurie)
  • jeans
  • maglieria di cotone
  • maglieria di lana
  • mandorle e derivati
  • miele
  • olio d'oliva
  • ortaggi
  • pasta e prodotti da forno
  • riso
  • succhi e aceto di mele
  • vino
  • zucchero


venerdì 27 gennaio 2012

Caffé

Oggi sono in ferie, quindi ho pranzato a casa con Razza-O (Cetti-girl arriva verso le 15); sebbene non sia per noi un'abitudine, abbiamo concluso con un buon caffé.

Ma si fa presto a dire caffé...
Il caffè è, dopo il petrolio, il secondo prodotto sul mercato mondiale delle esportazioni, il volume del suo mercato è di circa 10 miliardi di dollari.
Nella sua coltivazione, lavorazione e vendita sono occupati circa 25 milioni di persone nel sud del mondo. Queste basano la loro sopravvivenza su questa attività, dipendendo quotidianamente dall’andamento del prezzo determinato dalla Borsa di New York.


I lettori affezionati sanno che Razza-O fa la volontaria in una bottega del commercio equo, dove si possono trovare varietà sia dalle Americhe che dall'Africa, che permettono il sostentamento dell'attività di piccoli produttori locali, pagando il giusto prezzo per il loro lavoro, contrariamente alle multinazionali che impongono un prezzo di mercato che li riduce in uno stato di semi-schiavitù.

Tuttavia il nostro GAS acquista café rebelde zapatista prodotto dai contadini sulle montagne del Chiapas, una regione messicana che i latifondisti e le multinazionali, con l’appoggio del governo, vogliono sfruttare imponendo prezzi ingiusti. Una terra insorta dove l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale si batte per la dignità. Una terra dove molti piccoli produttori si sono uniti per difendersi ed organizzati in cooperative per raccogliere il Cafè Rebelde Zapatista e distribuirlo a un prezzo giusto a gruppi solidali.

Tutto ciò premesso, né io né Razza-O beviamo il caffé, quello vero: ne basterebbe una tazzina a mezzogiorno per tenerci svegli tutta la notte successiva; in più, a me causa anche problemi di stomaco. Ci eravamo quindi orientati al caffé d'orzo, ie poche volte che lo bevevamo. Ma da un anno abbiamo fatto una scoperta sorprendente: il caffé di cicoria. Non sto a dirvi le mille benefiche proprietà della cicoria, né vi voglio ripetere la solita solfa che fa pochi chilometri; il fatto è che, amaro com'è, ci piace proprio, e adesso  lo beviamo qualche volta in più.


Nota: le parti in corsivo sono tratte dal sito di Ya Basta.

giovedì 26 gennaio 2012

Chilometri 0

Stasera per cena abbiamo mangiato minestrone di verdure con orzo, focaccia di Recco, e cavolfiori al vapore; tutto preparato in casa da Razza-O, tutto con materie prime del GAS (eccetto l'orzo): verdure, farina, formaggio.

Chilometri zero sono quelli percorsi dagli autotrasportatori in sciopero prolungato, al punto che sembra comincino a scarseggiare le scorte alimentari nei supermercati, specialmente per il fresco.
Comprando tutti i principali alimenti con il GAS, per noi il problema proprio non si pone, perché uno dei criteri di scelta del produttore è la vicinanza, i cosiddetti chilometri zero (da non confondere con la filiera corta, di cui parlerò un'altra volta). E per il nostro GAS è così vero che nella maggior parte dei casi è lo stesso referente (il responsabile del prodotto) ad andare a ritirare l'ordine in azienda.

Questa pratica ha valenza ambientale e socio–economica perché da un lato riduce l’utilizzo dei trasporti, quindi l’inquinamento, e dall’altro può garantire la sostenibilità per i piccoli circuiti agricoli territoriali. E non è limitata al mondo dei GAS: nel 2008 la regione Veneto, prima in Italia, si è dotata di una legge volta a riconoscere le attività di distribuzione e ristorazione che, in percentuali comprese fra il 30 e il 50%, si approvvigionano di prodotti di origine veneta.



mercoledì 25 gennaio 2012

Cineclub

Stasera è serata di cineclub, che bellezza!
Non parlo di un cineforum ufficiale in sala, ma di una iniziativa diversa.
Nella rete civica informatica si era creato un gruppo di appassionati di cinema, che si scambiavano opinioni su film visti o da vedere. Alcuni erano già amici, altri si conoscevano solo virtualmente; fino a quando Greet ebbe l'idea: trovarsi dal vivo per vedere un film in compagnia a casa sua. La cosa piacque al punto da trasformarla in un appuntamento fisso, all'inizio settimanale e in seguito bimensile .

Il film viene deciso collegialmente: evitiamo i titoli di cassetta, scegliendo invece fra quelli che magari sono passati dalle sale molto rapidamente, o solo nei cinema d'essai, oppure non ci sono neppure arrivati. L'unica regola è che non bisogna spendere un euro, perciò niente noleggio, ma registrazione domestica o prestito in biblioteca.

Il cineclub si ferma d'estate, ma siamo ormai al settimo anno. E' un'esperienza nel suo piccolo rivoluzionaria, almeno per due motivi:
  • la gratuità, in contrasto con l'imperante mercificazione di tutto e di tutti;
  • la forte componente di socialità, in contrasto con le forti spinte individualistiche del pensiero dominante.
In fin dei conti, se l'esperienza continua, è proprio perché è molto più di una sottospecie di cinema casalingo: altrimenti, chi ce lo farebbe fare di uscire nelle fredde sere invernali, per vedere un film che magari potremmo comodamente vederci a casa in pigiama? Non penso che siano solo i dolcetti e le tisane che accompagnano ogni serata, anche se sicuramente aiutano!

martedì 24 gennaio 2012

Pranzo in azienda

Come ogni giorno lavorativo, anche oggi ho mangiato in azienda. Abbiamo a disposizione una saletta con qualche elettrodomestico (forno a microonde, tostapane, bollitore, frigorifero), perciò in una dozzina ci portiamo qualcosa da casa e a turni occupiamo il tavolo.
Saltano all'occhio le differenti abitudini, ma quello su cui mi voglio focalizzare sono i rifiuti.

Io, per esempio, oggi mi sono portato pasta, pane e insalata: nessun contenitore (sia di vetro, plastica o carta) è usa e getta, ma tornano tutti a casa; ho bevuto del tè che ho preparato al momento; ho concluso con un mandarino. Tovaglietta di stoffa, tovagliolo di stoffa e tazza arrivano da casa, e quando serve le riporto indietro per un lavaggio.
Rifiuti prodotti: le bucce di un mandarino e poche foglie di tè.

Alcuni dei colleghi si portano cibi preconfezionati in plastica (dai primi alle insalate agli affettati fino ai dessert), oppure usano tovagliolini di carta (anche come tovaglietta) o bicchieri di plastica, o ancora bevono acqua in bottiglia (di plastica pure quella).
Risultato: ogni giorno vengono riempiti un paio di sacchetti di rifiuti generici.

A forza di vedermi, un paio di colleghi hanno cominciato a portarsi il tovagliolo di stoffa, altri usano bicchieri di vetro. L'effetto contagio per ora è minimo, ma sempre meglio di niente.

In generale le persone tendono a non notare la quantità di rifiuti che si producono  in cucina. Per questo Rosanna Maiolino, laureata in Filosofia specializzatasi in fotografia pubblicitaria, ha realizzato una efficace mostra fotografica sull'eccesso degli imballaggi. Dategli un'occhiata!

lunedì 23 gennaio 2012

Cetti-girl e il treno

Cetti-girl è innamorata del treno; direi in generale dei mezzi pubblici, ma specialmente del treno.
Sarà forse che l'abbiamo abituata fin da piccola. Per esempio, quando era più piccola, durante le vacanze di Pasqua avevamo l'abitudine di trascorrere 3 giorni in una città del nord: Torino, Genova, Venezia, Trieste; sempre andandoci in treno.
O sarà che fin dal primo giorno delle elementari è andata a scuola con lo scuolabus, e con gli autobus urbani dalle medie; adesso per andare alle superiori prende la prima corsa della mattina dell'autobus urbano (ore 6.52!), fino in stazione dove sale sul treno che la porta in città, dove con un altro tragitto di autobus arriva finalmente a scuola.

Riguardo le ferrovie, nonostante il trasporto regionale trasporti in Italia più di 2.800.000 passeggeri al giorno, contro i nemmeno 55.000 delle "frecce", gli investimenti vanno in prevalenza verso i treni super-veloci, super-lussuosi e super-cari, per i pochi che se li possono permettere. E così le regioni sono costrette ad aumentare il costo dei biglietti (+23,4% in Lombardia nel 2011), oppure a tagliare le corse (-19,5% in Veneto nel 2011).

E pensare che la Lombardia è soffocata dalle polveri sottili (pm10), e la situazione richiederebbe azioni straordinarie contro l'inquinamento; fra queste, convincere i cittadini a lasciare a casa l'auto e potenziare i mezzi pubblici.
Il nuovo coraggioso esperimento di Milano è incoraggiante: in una settimana il traffico è diminuito del 38%. Aspettiamo i dati sulla qualità dell'aria.

domenica 22 gennaio 2012

Fantapolitica (II)

Mettetevi comodi, dimenticatevi del resto del mondo per 5 minuti, fate un bel respiro; ecco, adesso potete cominciare a leggere.

Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow Jones, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.

Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.
Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.

Alcuni l'avranno riconosciuto; per gli altri, risulterà sorprendente sapere che avete appena letto il discorso che Robert Kennedy pronunciò presso l'università del Kansas il 18 marzo 1968. 
Ricordo che la prima volta che lo lessi, già a metà mi vennero le lacrime agli occhi, commosso da quelle parole, in anticipo di  almeno 30 anni su posizioni che solo da poco cominciano a riemergere dopo la sbornia neoliberista del dominio dell’economia, e che a sostenerle oggi si viene subito etichettati come estremisti o, nella migliore delle ipotesi, come poveri illusi.
E invece ne ricavai una nuova e inattesa consapevolezza di non essere un ingenuo sognatore: lo stile di vita che noi cerchiamo di praticare può addirittura diventare un proclama politico.

Forse anche per quel discorso, Robert Kennedy fu assassinato tre mesi dopo, durante la sua campagna elettorale che lo avrebbe  probabilmente portato a divenire Presidente degli Stati Uniti d'America. E scommetto che anche a voi verrà il groppo in gola, sentendolo dalla sua voce.

sabato 21 gennaio 2012

Carne

Oggi dopo pranzo abbiamo ritirato il formaggio da Jenny, e ieri prima di cena invece la carne da Joe; entrambe le consegne si sono trasformate in occasione per una chiacchierata, accompagnata da un caffè o un bicchiere di rosso: la socializzazione è uno dei graditi effetti collaterali del GAS.

Sì, abbiamo nel paniere anche la carne: in famiglia non ne facciamo gran consumo, ma qualche volta la mangiamo pure noi.
Come sempre, il GAS sceglie il produttore in base a criteri ben precisi: l'azienda, di piccole dimensioni e a una ventina di km da noi, alleva vitelli nati nella propria stalla, li alimenta con fieno e cereali biologici, senza somministrare antibiotici o farmaci di sintesi chimica.

Tutte caratteristiche solitamente assenti negli allevamenti intensivi (quelli che in genere forniscono i supermercati), i quali hanno anche un elevato impatto ambientale e sociale:
  • le feci provenienti da grandi quantità di animali concentrati in aree relativamente piccole causano inquinamento delle falde acquifere;
  • molti paesi emergenti, per entrare nel ricco business della carne, disboscano ampie fette di territorio per far posto ai pascoli (emblematico è il caso della foresta amazzonica in Brasile);
  • è stato calcolato che gli allevamenti intensivi producono il 18% di anidride carbonica, metano e ossido di azoto (mentre, ad esempio, l’attività di trasporto via terra, acqua e mare ne causa solo il 14%);
  • per sostenere la crescente espansione del settore, si è attuata in agricoltura un radicale passaggio dalla coltivazione di cereali prevalentemente destinati all’alimentazione umana a quella di cereali per l’alimentazione animale (nei paesi del Terzo mondo milioni di ettari di terra sono utilizzati esclusivamente per produrre mangime destinato al bestiame europeo);
  • un ettaro coltivato a cereali produce cinque volte più proteine di un ettaro destinato alla produzione di carne, coltivato a legumi dieci volte di più, a spinaci ventisei volte di più.

venerdì 20 gennaio 2012

Arance e sciopero

Avete visto Fragole e sangue ? Se siete nostalgici degli anni '60, del contagioso spirito di libertà che girava nell'aria, o se, essendo più giovani, volete soddisfare la curiosità di sapere cosa ebbe di magico quel periodo, allora non potete mancarlo.

Invece Arance e sciopero non è il titolo di un film-parodia con Ciccio e Franco, anche se, come loro due, ha a che fare con la Sicilia. Infatti lo sciopero degli autotrasportatori siciliani ha avuto il suo effetto anche per il nostro GAS: la consegna mensile dalla Sicilia, già ritardata di una settimana per il periodo natalizio, slitta di un'altra settimana.
Passi per le olive e le acciughe che mettiamo sulla pizza: per una volta faremo a meno; il grosso guaio sono le arance, che ormai sono finite: certo, la marmellata può aspettare, ma come la mettiamo per l'indispensabile spremuta a colazione, o per l'insalata di valeriana con arance a pezzetti che Cetti-girl esige (!) ad ogni pranzo, oppure per la settimanale trota all'arancia al forno (specialità invernale di Razza-O)?

I camionisti si lamentano del prezzo del carburante, ma la questione non è semplice. Alcuni sostengono anzi che il carburante dovrebbe costare di più, per tener conto dei costi ambientali che vengono scaricati sulla collettività. Però sarebbe una soluzione classista, perché i ricchi continuerebbero a inquinare allegramente, mentre a tutti gli altri verrebbe limitato il diritto di spostamento (visto che anche i biglietti ferroviari continuano a rincarare).

Io un'idea ce l'avrei: il budget energetico personale. Ognuno di noi avrebbe a disposizione una quantità di energia consumabile all'anno, oltre la quale non sia possibile andare.
Perciò, per fare un esempio, vuoi fare il weekend a Londra in aereo, tanto è low cost? Bene, con quello ti sei già mangiato una bella fetta, e per un pezzo dovrai andare in giro in bici e lasciare la macchina in garage.
Oppure: vuoi le fragole (appunto) a Natale, che chissà da dove arrivano e quanta energia hanno richiesto per crescere? Bene, quest'estate condizionatore spento.

Bello no? Sarebbe sicuramente molto democratico, ma ahimé al momento resta piuttosto fantascientifico.

giovedì 19 gennaio 2012

Eppur si muove

Qua e là, in modo sconnesso e in ambito locale, il mondo della politica comincia ad accorgersi che è in corso un cambiamento dal basso, con il quale gruppi di pionieri cercano a fatica ma tenacemente di instaurare un'economia locale e solidale, non finalizzata all'interesse del singolo ma della collettività, nel rispetto dell'ambiente e delle persone.

La Provincia Autonoma di Trento è forse la prima ad aver legiferato sull'argomento, stilando fra l'altro una lista di settori dell'economia solidale: agricoltura biologica e biodinamica, commercio equo-solidale, welfare di comunità, filiera corta e garanzia di qualità alimentare, edilizia sostenibile e bioedilizia, risparmio energetico ed energie rinnovabili, finanza etica, mobilità sostenibile, riuso e riciclo di materiali e di beni, sistemi di scambio locale, software libero, turismo responsabile e sostenibile, consumo critico, gruppi di acquisto solidale.

mercoledì 18 gennaio 2012

Diario settimanale dei rifiuti

Una delle più memorabili battute di Marx (Groucho, non il barbuto) dice che il matrimonio è la causa principale del divorzio.

Parafrasando, il problema dello smaltimento dei rifiuti sta nella loro produzione; certo va benissimo il riciclo, ma meno rifiuti produciamo e meno ne avremo da smaltire. Tanto per fare un esempio banale, noi andiamo a prendere la verdura con gli stessi sacchetti di carta riutilizzati più volte fino a quando si disfano; e solo allora finiscono nella differenziata.

In effetti da noi funziona la raccolta porta a porta, differenziata; prepariamo i rifiuti secondo un calendario settimanale, che prevede una pausa al mercoledì, cioè oggi. Voglio allora tenere un diario dei nostri rifiuti familiari, aggiungendo a questo primo post un commento per ognuno dei prossimi 6 giorni.
Considerate che noi mangiamo tutti e tre sempre a casa; in realtà a mezzogiorno io mangio in azienda, ma mi porto il pranzo da casa, quindi è come se fossi a casa a tutti gli effetti.

Allora iniziamo: domani si raccolgono plastica e umido. Noi stasera mettiamo fuori:
  • niente plastica; ne abbiamo una piccola quantità, insufficiente per riempire un sacco: essenzialmente sacchetti vuoti, che occupano pochissimo volume (farina gialla, semi di zucca, mandorle che Razza-O ha tostato, polvere per lavatrice, ...);
  • un sacchetto di umido da circa 5 litri (più o meno mezza pattumiera), con dentro essenzialmente scarti vegetali derivati dalla pulizia delle verdure: il nostro composter in giardino è quasi pieno, d'inverno i lombrichi lavorano meno.

martedì 17 gennaio 2012

Giù le mani dall'acqua!

Siamo convinti che la valorizzazione dei beni comuni e del welfare sia il cuore della politica del terzo millennio.
La frase è di pochi giorni fa, ed è stata pronunciata da De Magistris, sindaco di Napoli.

I beni comuni, la loro cura, sono un tassello fondamentale della rivoluzione culturale necessaria. Essi vanno difesi dal mercato, che li vuole ridotti a merce per trarne profitto, restringendone l'accesso, che invece deve essere universale, e cercando di venderne la maggior quantità possibile, senza curarsi di preservarli per le future generazioni.

In Italia è emblematico il caso dell'acqua: nonostante il referendum sia ancora fresco (io e Razza-O abbiamo ancora gli adesivi, ormai scoloriti, sulle auto), già si addensano nuove e pericolose nubi.

Perciò vi invito caldamente a sottoscrivere e diffondere l'appello in difesa del referendum, lanciato dal forum italiano dei movimenti per l'acqua: giù le mani dall'acqua.

lunedì 16 gennaio 2012

Limoni da corsa

Oggi, dopo il lavoro, sono andato a fare una corsetta; lo faccio con una certa regolarità, tutto l'anno, 1 o 2 volte la settimana (Razza-O invece esce a fare una camminata quasi tutte le mattine, molto presto). Al rientro mi sono preparato la solita gustosa bevanda-integratore: 2/3 di spremuta di limoni (bio del GAS), 1/3 di acqua (ci vorrebbe gassata, ma dal rubinetto si ostina a scendere acqua liscia), un pizzico di sale e, aggiunto per ultimo, una punta di cucchiaino di bicarbonato; provatela, è sorprendente. Mi ha insegnato la ricetta una signora siciliana produttrice di agrumi, che ho incontrato lo scorso autunno a Fa' la cosa giusta di Trento.

Fa' la cosa giusta è la più importante fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, che si svolge in primavera a Milano, e in autunno a Genova e a Trento. Ci sono poi altre fiere interessanti in tutta Italia, magari con temi più specifici.
Per dei visitatori come noi, queste fiere sono una vera festa, di solito ci passiamo una giornata intera. E' l'occasione per vedere, sperimentare o anche acquistare nuovi prodotti, per assistere a imperdibili conferenze e partecipare a laboratori; ma soprattutto per incontrare gente, in particolare i fornitori del gas.
Si respira un'aria positiva, ci si sente parte di qualcosa di grande, si trovano nuovi stimoli per non lasciarsi andare allo sconforto che potrebbe nascere vedendo che il mondo intorno stenta a capire la necessità di un cambiamento radicale.

domenica 15 gennaio 2012

Acqua in... bottiglia

Lettura della domenica, estratta da La decrescita felice di Maurizio Pallante.

Alla fine dell’Ottocento, quando mia nonna era bambina, viveva in una casa in cui non c’era l’acqua corrente, come in quasi tutte le case. Così ogni giorno doveva andare a prenderla alla fontana nella piazzetta vicina. La vedo con gli occhi dell’immaginazione scendere le scale insieme a sua madre o sua sorella cariche di brocche e secchi, fare un piccolo tratto di strada, mettersi in coda chiacchierando con le altre donne e le altre bambine in attesa del suo turno, tornare a casa portando a braccia i recipienti pieni. Una vita faticosa e dura.

Oggi, dopo più di cento anni di progresso, nei supermercati le persone riempiono i carrelli di bottiglie di plastica piene d’acqua, le scaricano nei portabagagli delle automobili con cui le portano fino alle loro abitazioni, le scaricano dai portabagagli e le portano a braccia in casa. Proprio come faceva mia nonna. Ma con sei differenze rispetto a lei.

1. Mia nonna era costretta a fare la fatica di portare a braccia l’acqua in casa. La sua non era una scelta. Oggi le persone che fanno questa fatica, non vi sono costrette. La loro è una scelta. E il passaggio dalla costrizione alla libertà di scelta è un progresso, baby!

2. Mia nonna per portare l’acqua a casa doveva soltanto scendere le scale e fare un breve tratto di strada a piedi. Oggi le persone per coprire il tragitto casa - supermercato - casa usano l’automobile. Impiegano più tempo, hanno costi di trasporto e consumano fonti fossili, che emettono CO2, ossidi di azoto (NOx) e polveri sottili (pm 10), incrementando l’effetto serra e inquinando l’aria. Ma andare in automobile invece che a piedi è un progresso, baby!

3. L’acqua che portava a casa mia nonna era attinta dalla falda idrica sottostante; l’acqua in bottiglia che si porta a casa oggi dai supermercati viene da centinaia, o migliaia di chilometri di distanza. Ha un costo di trasporto e consuma fonti fossili, che emettono CO2, ossidi di azoto (Nox) e polveri sottili (pm 10), incrementando l’effetto serra e inquinando l’aria. Ma l’estensione dei mercati è un progresso, baby!

4. I recipienti di metallo con cui mia nonna trasportava l’acqua erano sempre gli stessi; quelli utilizzati oggi sono di polietilene tereftalato (PET) monouso. Per produrli si è consumato petrolio in un’industria petrolchimica (2 kg. di petrolio per kg. di plastica); si è consumato gasolio per trasportarli dall’industria petrolchimica allo stabilimento dove è stata imbottigliata l’acqua; altro gasolio si consumerà per portarli dalle abitazioni ai cassonetti della raccolta differenziata e di qui a… Al consorzio obbligatorio Replastic? Alla discarica? All’inceneritore? Ogni trasporto delle bottiglie di plastica ha comportato un costo e un consumo di fonti fossili, che emettono CO2, ossidi di azoto (Nox) e polveri sottili (pm 10), incrementando l’effetto serra e inquinando l’aria. Ma l’economia di mercato e l’industria sono un progresso, baby!

5. La produzione di un chilogrammo di PET richiede 17,5 chilogrammi di acqua e rilascia in atmosfera 40 grammi di idrocarburi, 25 grammi di ossidi di zolfo, 18 grammi di monossido di carbonio e 2,3 chilogrammi di anidride carbonica (Paul Mc Rande, The green guide, in State of the world 2004, Edizioni Ambiente, Milano 2004, pagg. 136-137). Poiché una bottiglia in PET da 1,5 litri pesa 35 grammi, con un chilo di PET se ne fanno 30. Pertanto, per trasportare 45 litri d’acqua se ne consuma quasi la metà. A mia nonna poteva caderne qualche goccia per strada se riempiva troppo i suoi recipienti. Quanto all’emissione di gas, al massimo qualche volta sotto lo sforzo poteva rilasciare qualche scorreggetta.

6. L’acqua che portava in casa mia nonna non costava nulla, l’acqua in bottiglie di plastica costa da 2 a 4,5 euro alla confezione di 6 bottiglie da 1,5 litri (prezzi di novembre 2004). In realtà il costo effettivo dell’acqua contenuta nelle bottiglie è solo l’1 per cento del costo di produzione totale, mentre l’imballaggio ne assorbe il 60 per cento. Ma si può spendere di più solo se si è più ricchi e la crescita della ricchezza è un progresso, baby!

Rispetto ai tempi di mia nonna, per fare la stessa fatica e avere la stessa utilità ci vuole più tempo, si inquina molto mentre prima non si inquinava affatto e si paga mentre prima non si pagava. Il contributo alla crescita del prodotto interno lordo dato dalla produzione e dal commercio delle acque in bottiglia ha comportato un peggioramento della qualità della vita individuale e della qualità ambientale. Questo è il progresso, baby?

sabato 14 gennaio 2012

Finocchi


Quest'anno i finocchi dell'orto non sono cresciuti granché; visto che l'inverno per ora è stato molto soleggiato, ho provato a lasciarli in terra, ma con scarsi risultati: non si è fatta la palla. Allora oggi li ho raccolti tutti e, temendo che fossero filamentosi, li abbiamo fatti in padella: erano invece teneri e gustosi.
Nell'orto mi restano dei bei radicchi rossi, e dei cavoli striminziti.

Poco male, possiamo supplire ampiamente, anzi abbiamo l'imbarazzo della scelta: il mercoledì c'è la consegna settimanale della verdura del gas; il giovedì c'è il mercato contadino, qui vicino a casa, con un paio di agricoltori bio; e il venerdì c'è lo spaccio aperto da un'altro agricoltore bio, sempre vicino a casa.
E vi si trova una gran varietà di ortaggi: radicchio di castelfranco, insalata mista, verza bianca, cavolo navone, cavolo nero toscano, cappuccio bianco, patate rosse,  patate gialle, zucche, porri, cipolle dorate, cipolle rosse tropea grosse, radicchio di verona, verza rossa di verona, cardi, radici di chiavari, dajcon, rafano, rapa bianca milano, valeriana, finocchio, ...


Davvero c'è bisogno di pomodori o zucchine anche a gennaio?

venerdì 13 gennaio 2012

Il venerdì di Razza-O

Per Razza-O il venerdì è un giorno intenso: oltre alle solite attività domestiche, ce ne sono di particolari.

La mattina presto, prima delle 8, va da un agricoltore biologico vicino a casa nostra a comprare la verdura: lo spaccio è aperto solo il venerdì, e già verso le 9 si forma una discreta ressa. Una volta a casa, una parte della verdura va preparata subito; il resto, col freddo di questa stagione, può tranquillamente restare fuori dalla finestra per qualche giorno (sì perché gli ortaggi bio appena raccolti restano belli per più giorni, non appassiscono subito come gli altri).

Subito dopo pranzo c'è da preparare l'impasto per la pizza: cascasse il mondo, oggi è il giorno del cine-pizza!

Al pomeriggio Razza-O è di turno alla bottega del commercio equosolidale; va giù in paese con la bici elettrica, perché il ritorno è tutto in salita, e dopo le 19:30 di una giornata così un aiuto non guasta.

Per farle passare la serata in relax, Cetti-girl ed io le facciamo trovare la pizza calda fumante pronta nel piatto, ci guardiamo un bel film, e poi tutti a nanna!

Buona notte

giovedì 12 gennaio 2012

Pendolarismo (II)

Come dicevo ieri, ho dovuto rassegnarmi ad andare a lavorare in città: 60 km da fare in macchina ogni giorno. Aggiungiamo che la mia auto era quasi maggiorenne, perciò mi sono messo subito alla ricerca di una macchina a metano di serie, usata; con un po' di pazienza (3 mesetti) l'ho trovata, così mi sono avviato verso la città con la coscienza più tranquilla.

Il metano ha caratteristiche uniche, che gli conferiscono indiscutibili vantaggi rispetto a tutti gli altri carburanti.

Diciamo subito di quelli economici (che comunque non sono stati per me i pricipali motivi della scelta):
  • con 1 € faccio almeno 25 km, che è circa il doppio rispetto a benzina e gasolio, e meglio anche del gpl;
  • in Lombardia le auto a metano monovalenti (cioè con riserva di benzina inferiore ai 15 l) non pagano il bollo;
  • il motore è meno sollecitato, quindi serve meno manutenzione e la macchina può fare molti più km nella sua lunga carriera;
  • il metano non è un derivato del petrolio, quindi non è influenzato dalle sue fluttuazioni di prezzo; di conseguenza, i continui rincari della benzina (con annesse polemiche) sono del tutto irrilevanti.
Ma a me la spinta è venuta soprattutto dai vantaggi ambientali:
  • le emissioni di CO2 di un'auto a metano sono inferiori a tutti gli altri carburanti;
  • il metano non produce particolato (PM10 PM2,5 o PM1): la sua molecola è elementare (CH4), la combustione produce solo CO2 e vapore acqueo;
  • e soprattutto (anche se magari pochi ci pensano) il metano non viene trasportato dalle raffinerie ai distributori via gomma, perché viaggia nei tubi: niente camion che intasano le strade e inquinano a loro volta!

E questo per restare sulla dimensione locale; allargando l'analisi ad aspetti globali (sia ambientali che sociali), ci sarebbe molto altro da dire, ma ne riparleremo.

Ci sono anche un paio di aspetti negativi da segnalare:
  • ogni 3 anni bisogna fare la revisione delle bombole, che però si pareggia con un anno di bollo non pagato (o comunque, nelle altre regioni, con il risparmio chilometrico);
  • l'autonomia è inferiore (io faccio circa 320 km con un pieno);
  • la rete distributiva è piuttosto limitata (in alcune zone addirittura inesistente); perciò i viaggi lunghi vanno pianificati in base alla localizzazione dei distributori.

Concludo raccontandovi un piccolo episodio: una volta feci rifornimento a Bolzano in un distributore che aveva anche benzina e gasolio; il benzinaio mi disse: i clienti si lamentano con me del costo della benzina, e invece io (pur contro il mio interesse) non capisco perché tutti non comprino l'auto a metano!

mercoledì 11 gennaio 2012

Pendolarismo (I)

Vado a lavorare in città, aihmé con la macchina e da solo: mi verrebbe troppo lungo il viaggio con i mezzi pubblici. Invece nelle precedenti occupazioni che ho avuto, in luoghi diversi, ero riuscito a organizzare un minimo di car pooling e a utilizzare anche i mezzi pubblici. Vi racconto le mie esperienze a titolo di esempio.

Quando lavoravo a Castellopoli, complici la distanza da casa limitata (una decina di km) e la pausa pranzo lunga (1 ora e mezza), tornavo a casa a mangiare (in realtà d'estate restavo al parco di Castellopoli, mangiando un panino o un trancio di pizza). Bene, ero riuscito a combinare con due colleghe mie concittadine di fare insieme il viaggio di mezzogiorno andata e ritorno dalla ditta a casa: 1 macchina al posto di 3! La mattina e la sera invece viaggiavamo separati per colpa dei diversi orari.

Poi ho lavorato a Bastonia, più lontano da casa. Lì riuscivo a farmi dare un passaggio alla mattina da un collega che passava dalle mie parti per recarsi in azienda; poi alla sera, sempre per la differenza di orario, tornavo con la corriera. A volte, mentre aspettavo alla fermata, passava una ragazza del mio paese che lavorava pure lei a Bastonia, e gentilmente mi portava a casa; siamo anche diventati amici.

Quando la ditta di Bastonia chiuse, avevo trovato due offerte di lavoro: una più confacente alla mia esperienza, ma in città; una meno adatta, ma decisamente più vicino (circa 7 km). Scelsi il secondo lavoro, perché potevo andare e tornare in corriera, e col bel tempo qualche volta andavo addirittura in bici! Poi questa azienda si trasferì, e alla fine fui vittima di una "ristrutturazione".

Per fortuna la ditta della città aveva ancora un posto per me, ed eccomi al giorno d'oggi e alla macchina. Ma il resto ve lo racconto domani.

martedì 10 gennaio 2012

Riunione del GAS

Stasera riunione mensile del gruppo d'acquisto solidale (GAS).
Agli inizi usavamo la riunione per fare gli ordini; poi siamo passati ad un'organizzazione informatica via internet, così la riunione è diventata il luogo per discutere, progettare nuove iniziative, magari mangiare o bere qualcosa. Insomma un'occasione di convivialità.

La convivialità è uno dei cardini del cambiamento necessario verso un'esistenza sostenibile. Ivan Illich, uno dei maggiori sociologi del nostro tempo, opponeva la convivialità alla produttività industriale, considerando la dimensione conviviale come naturale per l'uomo, e sostenendo che in essa non esiste la scarsità: quando una società reprime la convivialità al di sotto di un certo livello, diventa preda della carenza; infatti nessuna ipertrofia della produttività riuscirà mai a soddisfare i bisogni creati e moltiplicati artificialmente.

Scriveva Illich:  Il passaggio dalla produttività alla convivialità è il passaggio dalla ripetizione della carenza alla spontaneità del dono. [...] Il rapporto industriale è riflesso condizionato, risposta stereotipa dell'individuo ai messaggi emessi da un altro utente, che egli non conoscerà mai, o da un ambiente artificiale, che mai comprenderà; il rapporto conviviale, sempre nuovo, è opera di persone che partecipano alla creazione della vita sociale.

lunedì 9 gennaio 2012

Fine delle vacanze

E con oggi siamo tornati alla routine: io in ufficio, Cetti-girl a scuola e Razza-O a casa, in compagnia delle sole gatte fino alle 15.

A questa organizzazione familiare siamo arrivati una dozzina di anni fa, in modo naturale, progressivo e consapevole; in particolare, Razza-O ha preferito ad un certo punto abbandonare il lavoro stipendiato fuori casa per il lavoro non stipendiato in casa.
Un affarone, no?
Battute a parte, è stata la nostra soluzione ottimale (ogni famiglia deve trovare la propria via), il punto di arrivo di un percorso maturato negli anni, che ci ha portato tutti e tre ad una vita con meno stress, migliori relazioni, impiego più soddisfacente del tempo, la possibilità di scegliere più oculatamente, una aumentata capacità di autoproduzione (soprattutto alimentare). In altri termini, ad una vita qualitativamente migliore e certamente più sostenibile in quanto ad impatto ambientale.

domenica 8 gennaio 2012

Fantapolitica

Oggi è domenica, e si presume che abbiamo tutti più tempo, anche per leggere. Vi propongo quindi un racconto di fantapolitica.

Oggi, esattamente dieci anni fa, la Pillandia esplodeva. Littorio Strada, ultimo presidente di una notte neoliberale durata 46 anni, appoggiato da una maggioranza nominalmente di centro-sinistra, sparava sulla folla (i morti furono una quarantina) ma era costretto a fuggire dalla mobilitazione di un paese intero. Le banche e il Fondo Monetario Internazionale gli avevano imposto di violare il patto con le classi medie sul quale si basa il sistema capitalista: i bancomat non restituivano più i risparmi e ai cittadini era impedito di usare i propri risparmi per pagare la bolletta della luce, la spesa al supermercato, il pieno di benzina.

Il blocco dei conti correnti bancari dei cittadini, era stato l’ultimo passo di una vera guerra economica contro la Pillandia durata quasi cinquant’anni. L’FMI era stato il vero dominus del paese. Attraverso tre dittature militari e governi teoricamente democratici ma completamente sottomessi al “Washington consensus”,
la Pillandia era passata dall’essere una delle prime dieci economie al mondo all’avere province con il 71% di denutrizione infantile, dalla piena occupazione al 42% di disoccupazione reale, da un’economia florida al debito pubblico pro-capite più alto al mondo. Con la parità col dollaro, e con la popolazione addormentata dalla continua orgia di televisione spazzatura, il paese aveva dissipato un’invidiabile base manifatturiera e tecnologica. Nulla più si produceva e si spacciava che oramai fosse conveniente importare tutto in un paese che aveva accolto, realizzato e poi infranto il sogno di generazioni di migranti e da dove figli e nipoti di questi fuggivano.

In quei giorni, in quello che per decenni il FMI aveva considerato come il proprio “allievo prediletto”, salvo misconoscerlo all’evidenza del fallimento, non fu solo il sottoproletariato ridotto alla miseria più nera a esplodere ma anche le classi medie urbane. Queste, che per decenni si erano fatte impaurire da timori rivoluzionari e d’instabilità, blandire da promesse di soldi facili e convincere che il sol dell’avvenire fosse la privatizzazione totale dello Stato e della democrazia, si univano in un solo grido contro la casta politica e finanziaria responsabile del disastro: “che vadano via tutti". Era un movimento forte quello pillandese, antesignano di quelli attuali, e solo parzialmente rifluito perché soddisfatto in molte delle richieste più importanti.

I passi successivi al disastro furono decisi e in direzione ostinata e contraria rispetto a quelli intrapresi nei 46 anni anteriori. Quei
pillandesi che a milioni si erano sentiti liberi di scegliere scuole e sanità private adesso erano costretti a tornare al pubblico trovandolo in macerie. Al default, che penalizzava chi speculava sulla miseria dei pillandesi, seguì la fine dell’irreale parità col dollaro. Le redini del paese furono prese dai superstiti di quella gioventù che era stata sterminata dalla dittatura. Prima Ernesto Chiesa e poi sua moglie Cristiana, appoggiati in maniera crescente dagli imponenti movimenti sociali, con una politica economica prudente ma marcatamente redistributiva, hanno fatto scendere gli indici di povertà e indigenza a un quarto di quelli degli anni precedenti. Al dunque la Pillandia ha dimostrato che perfino un’altra economia di mercato è possibile.

La
Pillandia ha chiuso i conti col FMI: “non abbiamo più bisogno dei vostri consigli interessati” dissero mettendo fine a mezzo secolo di sovranità limitata. Per anni i media mainstream mondiali hanno cercato di ridicolizzare il tentativo del popolo pillandese di rialzare la testa, di affrancarsi dallo strapotere dell’FMI. A dieci anni di distanza, tirando le somme, ci si può levare qualche sassolino dalla scarpa su chi disinformasse su cosa. Ancora un anno fa, nel momento della morte di Ernesto Chiesa i grandi media internazionali –quelli autodesignati come i più autorevoli al mondo- avevano di nuovo offeso la presidente, con un maschilismo vomitevole, descrivendola come una marionetta incapace di arrivare a fine mandato. Il popolo pillandese la pensa diversamente e l’ha confermata alla presidenza al primo turno con il 54% dei voti.

Cristiana, e prima di lei
Ernesto, ad una politica economica che ha permesso alla Pillandia di riprendere in mano il proprio destino, affianca una politica sociale marcatamente progressista dai processi contro i violatori di diritti umani alle nozze omosessuali. Perfino nei media la Pillandia è oggi all’avanguardia nel mondo nella battaglia contro i monopoli dell’informazione: non più di un terzo può essere lasciato al mercato, il resto deve avere finalità sociali e culturali perché non di solo mercato è fatta la società.

A dieci anni dal crollo
la Pillandia sta vincendo la scommessa della sua rinascita. I paradigmi neoliberali sono sbaragliati e dall’acqua alle poste alle aerolinee molti beni sono stati rinazionalizzati per il bene comune dopo essere stati privatizzati durante la notte neoliberale a beneficio di pochi corrotti. I soldi investiti in educazione sono passati dal 2 al 6.5% del PIL e… la lista potrebbe continuare.

sabato 7 gennaio 2012

W la bici

Razza-O si è messa a preparare una torta salata e due torte per la festa di compleanno di nostra nipote Nuzza; ha quindi preparato gli ingredienti, fra cui la marmellata di albicocche che abbiamo fatto l'estate scorsa (servirà per la crostata), accorgendosi così che abbiamo finito il burro del GAS!
Volo allora in bici a prenderne un panetto al negozio; sì, l'aria è frizzante, ma basta coprirsi bene, e poi non sarà neanche un chilometro.

Una recente ricerca che ha interessato diverse città europee ha dimostrato che il 50% degli spostamenti motorizzati in città copre una distanza compresa tra 3 e 5 km e il 30% è inferiore a 2 km. Ciò significa che parecchi automobilisti anziché spostarsi in auto potrebbero usare la bicicletta, che risulta concorrenziale rispetto all'automobile o al trasporto pubblico fino ad almeno 5–10 km. Senza contare il risparmio di risorse non rinnovabili, l'inquinamento nullo (atmosferico ed acustico), il poco spazio impegnato (con conseguente facilità di parcheggio), l'attività fisica svolta, il risparmio economico in benzina e palestra!

venerdì 6 gennaio 2012

Venerdì pizza

La coincidenza della Befana con il venerdì mi spinge a parlarvi del pizza-day.

Da un paio di lustri abbiamo un'abitudine che dura ancora oggi: il venerdì sera guardiamo un film, seduti per terra intorno al tavolino della sala, mangiando la pizza. Razza-O prepara e lavora l'impasto; poi al momento giusto io e Cetti-girl lo stendiamo, ci mettiamo sopra tutto quello che serve e la inforniamo. Non sto a dirvi che farina, formaggi, olive, acciughe, capperi, cipolle, ecc. sono bio acquistati con il GAS (i funghetti invece no, nessuno è perfetto).

E cosa c'entra la Befana? Ebbene, quante volte abbiamo visto La freccia azzurra, quando Cetti-girl era ai primi anni delle elementari! E' un bel film d'animazione italiano, tratto da una favola di Gianni Rodari incentrata proprio sulla Befana: ve lo raccomando (colonna sonora di Paolo Conte, voci di Dario Fo e Lella Costa).

I film che guardiamo li registro dalla tele e gli tolgo la pubblicità; con almeno due conseguenze positive.
  • Guardiamo quello che vogliamo e quando vogliamo; forse già sapete che pochissime case di distribuzione decidono quasi tutti i film che vanno nelle sale, con il risultato che in un dato weekend troverete gli stessi dieci titoli in tutta Italia; in TV invece prima o poi passa tutto, magari a orari impraticabili, ma basta stare attenti e non aver fretta. Così, per fare qualche esempio, abbiamo guardato pure noi, e con divertimento, L'era glaciale o Babe maialino coraggioso, però alternandoli a Kiki consegne a domicilio (immenso Miyazaki!) o La tela di Carlotta.
  • Un intero film senza pubblicità abitua i bambini alla concentrazione, e nel contempo gli rende antipatica la pubblicità quando c'è, creando così degli importanti anticorpi (ricordatevi che i subdoli strateghi del marketing conoscono benissimo la verità svelata ne Il silenzio degli innocenti: si desidera ciò che si vede tutti i giorni).

giovedì 5 gennaio 2012

Collant

Questo blog avrebbe anche potuto chiamarsi Un anno senza supermercato (o quasi): in effetti sono veramente pochi i prodotti che non compriamo tramite il GAS; fra questi ci sono i collant.

Quest'anno si è aperto con una campagna di boicottaggio ai prodotti del gruppo Golden Lady (che produce i marchi Golden Lady, Omsa, SiSi, Philippe Matignon, Hue ed altri ancora). La proprietà ha infatti deciso di chiudere lo storico stabilimento Omsa di Faenza, seppure non ci sia ombra di crisi (potete trovare un illuminante approfondimento in questo blog).

Invito tutti a partecipare su facebook (Mai più Omsa) e comunque ad aderire al boicottaggio.

Il boicottaggio è una delle forme più mature del consumo critico, e allo stesso tempo più difficili, avendo bisogno di grandi numeri per avere successo. Se però si riesce a durare nel tempo, ottenendo una buona risonanza, l'esperienza dimostra che le aziende scendono velocemente a miti consigli, per non vedere compromessa la propria immagine (storica rimane nel 2001 la riuscita della campagna contro gli ananas Del Monte, con la quale si ottenne un miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita nelle piantagioni in Kenya).

mercoledì 4 gennaio 2012

Il pane

Stamattina Razza-O era impegnata, quindi ho preparato io la macchina del pane; non è affatto complicato, fa tutto da sola; bisogna solo sapere le dosi. Ho usato ovviamente la farina bio del GAS, e all'ora di pranzo la pagnotta era pronta.

Per produrre cambiamenti permanenti dello stile di vita che conduciamo, nella direzione della sostenibilità, dobbiamo innanzitutto avere bene in testa un concetto chiave: sono le azioni di tutti i giorni quelle che fanno la differenza. Compiere qualcosa di virtuoso una volta l'anno può forse bastare per mettersi in pace la coscienza, ma non porta a risultati concreti e duraturi.

Visto che siamo a inizio anno, vi riporto quanto scriveva a tal proposito Edoardo Sanguineti nel 1978, commentando Gramsci:

<<Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno>>. Da quando me le conosco, queste parole con cui Gramsci inaugurava la rubrica Sotto la Mole, 1 gennaio 1916, non c'è inizio d'annata che non mi tornino in mente. Perché mi hanno aiutato a guarire dalla malattia infantile del capodannismo, [...] che consiste, per l'appunto, nel finir <<per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che cominci una novella istoria>>. Onde <<si fanno propositi e ci si pente degli spropositi>>. Che sono cose da farsi tutti i giorni, piuttosto.

martedì 3 gennaio 2012

Una semplice passeggiata

Sobrietà, decrescita, lentezza: questi termini non devono evocare sensazioni negative, che ne so, di miseria o tristezza.

Per esempio stamattina io e Razza-O siamo partiti alla volta di Garda; esiste per davvero, non è la periferia di quel divertimentificio chiamato Gardaland!

Se non lo sapete, a Garda durante tutto il periodo natalizio viene allestita una "tenda gastronomica", in pratica una trattoria temporanea, dove ci siamo pappati degli ottimi spaghetti con le sarde di lago e dei dolcetti con l'uva passa, bevendo un buon bardolino.

Per digerire, approfittando della splendida giornata di sole, abbiamo fatto a piedi tutto il lungolago, proseguendo lungo la spiaggia fino all'incantevole punta San Vigilio (andata e ritorno circa 8 km). Essendo primo pomeriggio, si sono toccati i 12°: Razza-O, che in inverno viaggia a 5 strati, si è addirittura tolta il maglione di lana.

Riassumendo: un buon pranzetto, aria del lago, blanda attività fisica, un meraviglioso panorama sempre davanti agli occhi. Il tutto (metano dell'auto compreso) per una ventina di euro.

E' così brutta la sobrietà?

lunedì 2 gennaio 2012

Spatzle

Oggi abbiamo invitato i miei a mangiare gli spatzle, che come sempre sono stati... spatzolati!   :-))

Un'informazione di grande utilità, starete pensando.
E infatti lo è, se vi dico che gli spatzle li abbiamo fatti in casa, con farina bio e spinaci bio, entrambi acquistati con il GAS, a km praticamente 0.

Sono soddisfazioni, perché non ci sono scarti né inquinamento: da parte dei coltivatori, che trattano bene i terreni che lavorano, ricavandone prodotti sani; e da parte nostra, che non induciamo inquinamento per il trasporto e non abbiamo imballaggi da buttare.

E questo solo per l'aspetto ambientale della faccenda; ma ci sono altre notevoli implicazioni, sociali ed economiche, che avrò tempo e modo di spiegarvi prossimamente.

Un saluto leggero,
il vostro Cettino.

domenica 1 gennaio 2012

Si parte!

Cambiare il mondo senza prendere il potere, è il titolo di un libro di John Holloway di qualche anno fa. Utopia? Forse, ma certamente non ci si deve arrendere senza averci almeno provato.

Io e la mia famiglia cerchiamo di condurre una vita ecologicamente sostenibile, convinti che il pianeta non ne possa più di questo genere umano. Abbiamo già contagiato qualcuno della stretta cerchia di amici, ma è sicuramente poco; vorremmo essere di esempio per molti altri, sperando nell'effetto moltiplicatore del web.

Per sgombrare il campo da malintesi, dirò subito che non facciamo una vita da elfi nei boschi (beati loro): abitiamo anzi in uno dei luoghi più inquinati dell'intera Europa: la pianura lombarda. Ma ce la mettiamo tutta, senza essere perfetti!

Per il momento ho deciso che tutti i nomi di persone o luoghi verranno camuffati. Passo quindi alle presentazioni; la famiglia è composta da:
  • Cettino, il sottoscritto, cinquantenne
  • Razza-O (pronuncia razzaò), la regina di casa, pure lei (splendida) cinquantenne
  • Cetti-girl, nostra figlia quindicenne
Cosa abbiamo fatto di esemplare oggi, capodanno 2012?
Razza-O ha compilato l'ordine di pasta e farine, sul sito del nostro gruppo d'acquisto solidale (GAS, vi dice qualcosa?).

Bene, per oggi è già abbastanza, devo andare ad accendere la stufa.

Saluti leggeri,
il vostro Cettino.