domenica 11 marzo 2012

11 marzo 2011

A un anno dal disastro alla centrale di Fukushima, per non dimenticare quali siano i rischi intrinsecamente connessi agli impianti nucleari, vi invito a leggere stralci di una corrispondenza dal Giappone, pubblicata sul Manifesto del 24 marzo 2011.

Suonavano strane le rassicurazioni dei giorni scorsi sulla presunta assenza di rischi per l'agricoltura e la produzione alimentare nei dintorni della centrale di Fukushima. E infatti, dodici giorni dopo il terremoto che ha ribaltato il nord del Giappone e dopo l'incidente nucleare che sta tenendo col fiato sospeso, ancora adesso, tutto il paese, le autorità sanitarie hanno bloccato la vendita di undici verdure a foglia larga coltivate nelle quattro prefetture più colpite: Fukushima, certamente, e poi Gunma, Ibarald e Iwate. Naturalmente è anche questa una delle cause della mancanza di generi alimentari nel nord colpito dal terremoto: gli scaffali dei supermercati, qui sì che sono spesso deserti, bianchi lucidati senza uno straccio di prodotto esposto sopra. Come a Yamagata, o a Sendai. Perfino le sigarette sono merce rara. Non parliamo del pane. Di verdura ne arriva, ma poca, all'alba davanti ai supermercati si formano code di persone che sperano di accaparrarsene un po'. La combinazione del bando della vendita dei prodotti freschi e la scarsità naturale dovuta alla devastazione del terremoto e dello tsunami fa sì che nelle città arrivi poco e niente.

[...] Quanto all'acqua, le autorità di Tokyo hanno avvertito oggi che le radiazioni emanate dalla centrale hanno reso pericolosa per i bambini al di sotto di un anno di età quella che scorre dai rubinetti della metropoli. Le loro piccole tiroidi assorbono infatti come spugne, più di quelle degli adulti, quanto di nocivo c'è in quel che bevono e mangiano. Inevitabile, anche in questo caso, che una centrale che sputa vapori nell'aria e scorie nel suolo per dodici giorni consecutivi contamini le risorse idriche. Ma il fatto che il veleno sia arrivato nella capitale segna il superamento di una soglia psicologica importante, benché puramente simbolica. I test eseguiti su campioni provenienti da uno degli impianti di purificazione di Tokyo hanno rilevato la  presenza di 210 becquerel  di iodio radioattivo per litro, il doppio del massimo legale. Il governatore di Tokyo, Shintaro Ishihara, ha precisato che si tratta di un livello che non pone «una minaccia immediata» e che non è dannoso per gli adulti, ma ha chiesto alle famiglie di smettere di diluire il latte in polvere con l'acqua del rubinetto.

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