domenica 11 marzo 2012

11 marzo 2011

A un anno dal disastro alla centrale di Fukushima, per non dimenticare quali siano i rischi intrinsecamente connessi agli impianti nucleari, vi invito a leggere stralci di una corrispondenza dal Giappone, pubblicata sul Manifesto del 24 marzo 2011.

Suonavano strane le rassicurazioni dei giorni scorsi sulla presunta assenza di rischi per l'agricoltura e la produzione alimentare nei dintorni della centrale di Fukushima. E infatti, dodici giorni dopo il terremoto che ha ribaltato il nord del Giappone e dopo l'incidente nucleare che sta tenendo col fiato sospeso, ancora adesso, tutto il paese, le autorità sanitarie hanno bloccato la vendita di undici verdure a foglia larga coltivate nelle quattro prefetture più colpite: Fukushima, certamente, e poi Gunma, Ibarald e Iwate. Naturalmente è anche questa una delle cause della mancanza di generi alimentari nel nord colpito dal terremoto: gli scaffali dei supermercati, qui sì che sono spesso deserti, bianchi lucidati senza uno straccio di prodotto esposto sopra. Come a Yamagata, o a Sendai. Perfino le sigarette sono merce rara. Non parliamo del pane. Di verdura ne arriva, ma poca, all'alba davanti ai supermercati si formano code di persone che sperano di accaparrarsene un po'. La combinazione del bando della vendita dei prodotti freschi e la scarsità naturale dovuta alla devastazione del terremoto e dello tsunami fa sì che nelle città arrivi poco e niente.

[...] Quanto all'acqua, le autorità di Tokyo hanno avvertito oggi che le radiazioni emanate dalla centrale hanno reso pericolosa per i bambini al di sotto di un anno di età quella che scorre dai rubinetti della metropoli. Le loro piccole tiroidi assorbono infatti come spugne, più di quelle degli adulti, quanto di nocivo c'è in quel che bevono e mangiano. Inevitabile, anche in questo caso, che una centrale che sputa vapori nell'aria e scorie nel suolo per dodici giorni consecutivi contamini le risorse idriche. Ma il fatto che il veleno sia arrivato nella capitale segna il superamento di una soglia psicologica importante, benché puramente simbolica. I test eseguiti su campioni provenienti da uno degli impianti di purificazione di Tokyo hanno rilevato la  presenza di 210 becquerel  di iodio radioattivo per litro, il doppio del massimo legale. Il governatore di Tokyo, Shintaro Ishihara, ha precisato che si tratta di un livello che non pone «una minaccia immediata» e che non è dannoso per gli adulti, ma ha chiesto alle famiglie di smettere di diluire il latte in polvere con l'acqua del rubinetto.

giovedì 8 marzo 2012

Equinozio e argilla

Si avvicina l'equinozio di primavera, quindi ho iniziato il trattamento con l'argilla: per circa 3 settimane, ogni sera preparo un bicchiere di acqua con un cucchiaino di argilla ventilata, lo lascio depositare e lo bevo la mattina seguente (evitando il sedimento).
Gli esperti dicono che sia una portentosa cura depurativa ed energizzante al tempo stesso.

mercoledì 7 marzo 2012

GAS e piano B

In un articolo apparso sul Manifesto del 17 febbraio, Guido Viale sostiene la necessità di un piano B per l'Europa, in contrapposizione con il piano A degli economisti. Nel piano B, è affidato esplicitamente un ruolo ai GAS: riporto allora qui sotto la parte finale dell'articolo.

In tempi di crisi valutaria, ciò con cui bisognerà fare i conti, a livello nazionale e locale, saranno gli approvvigionamenti: innanzitutto  quelli energetici e alimentari. L'unica risorsa  a cui attingere a piene  mani nel giro di pochi  mesi e pochi anni sono  risparmio ed efficienza  energetica. La condizione di paese bombardato  apparirà allora in tutta  evidenza: spente le luminarie che non servono  per vedere ma per farsi  vedere; auto ferme e  mezzi pubblici strapieni (scarseggerà il carburante); orari cambiati per garantire il pieno utilizzo  dei mezzi durante tutto  l'arco della giornata;  conversione in tempi rapidi - come all'inizio di  una guerra - delle fabbriche compatibili con la  produzione di impianti  per le fonti rinnovabili o  di cogenerazione, di  mezzi di trasporto collettivi o condivisi a basso consumo; interventi sugli edifici per eliminarne la dispersione energetica. ecc. Giusto quello che si sarebbe dovuto fare - e ancora potrebbe essere fatto - in questi anni, con esiti economici certo migliori. Lo stesso vale per l'approvvigionamento alimentare: occorrerà restituire a ogni territorio la sovranità alimentare con un'agricoltura meno dipendente dal petrolio e un'alimentazione meno dipendente da derrate importate: una operazione da mettere in cantiere con una nuova leva di giovani da avviare a un'attività ad alta intensità di innovazione e di lavoro che potrebbe cambiare l'aspetto del paese. Analogamente occorrerà intervenire sul patrimonio edilizio inutilizzato, sul ciclo di vita dei materiali (risorse e rifiuti), su scuola, università, sanità con interventi che riducono gli sprechi e producono occupazione di qualità. Ma soprattutto ci vorrà una revisione generale degli acquisti quotidiani: spesa condivisa, rapporti diretti con il produttore e Km0 (i GAS), riduzione degli imballaggi e del superfluo, ricorso all'usato e alla riparazione e alla condivisione dei beni: tutti campi in cui il sostegno di un'amministrazione locale conta molto. E tante altre cose simili su cui occorre riflettere: sono tutti interventi da concepire, programmare e gestire a livello locale - con la partecipazione diretta della cittadinanza attiva - che potranno essere agevolati anche da un circuito parallelo di monete garantite dalle autorità locali, come era avvenuto con successo in molti paesi occidentali - compresa la Germania nazista - durante la grande crisi degli anni '30. Fantascienza? Forse; comunque un programma meno irrealistico dell'idea di affidare alla liberalizzazione dei servizi e dei rapporti di lavoro la ripresa di una crescita che sottragga l'Italia al cappio del debito; e magari anche alla crisi ambientale - ah! questa sconosciuta! - che investe il pianeta.

martedì 6 marzo 2012

In gita dal produttore

Leandro e famiglia sono stati invitati, in qualità di referenti, ad una visita dal nostro fornitore di prodotti per il corpo.
La conoscenza diretta del fornitore è uno dei cardini del nostro GAS, infatti avevamo già fatto una gita di gruppo qualche anno fa.
In quest'occasione il produttore ha voluto mostrare il nuovo laboratorio ai referenti dei gas clienti. Poi, prima di una passeggiata pomeridiana per i campi dove crescono le varie erbe usate come materie prime per i prodotti, hanno messo tutti le gambe sotto il tavolo per gustare un ottimo pranzo "contadino": che fortuna!
Ma il produttore ha offerto la giornata con piacere; anzi, ha ringraziato tutti i GAS (e in particolare il nostro che lo segue da molti anni), perché gli permettono di fare il lavoro che lui desidera.

lunedì 5 marzo 2012

Primi lavori nell'orto

Per non restare indietro con i lavori, ieri ho iniziato a preparare l'orto per il nuovo anno.
Innanzitutto ho raccolto i radicchi rossi e l'insalata che avevano passato l'inverno e che erano rinvenuti con le prime giornate di sole: ancora gustosi.
Poi ho girato tutta la terra, praticando a mano una aratura poco profonda (una ventina di centimetri), interrando un substrato di nutrimento per il terreno: stallatico di cavallo (che mi ero preventivamente procurato da un amico), mescolato con il compost di mia produzione.
Il mio è un orticello di 6 "colle", ma ci ho messo comunque quasi tutto il giorno: fatica che verrà ripagata nei mesi a venire.

domenica 4 marzo 2012

L'officina di Vienna

E' il titolo di un reportage di Angela Mayr, apparso sul Manifesto domenica scorsa, di cui riporto qualche brano.

È possibile produrre diversamente, concepire un sistema economico «a fin di bene», che non infligga devastazioni sociali e ambientali? Partire dal «bene comune» come finalità e anche modalità dell'attività economica? A provarci è il movimento per la «Gemeinwohloekonomie» (economia benecomunista) sorto in Austria alla fine del 2010 per iniziativa di un gruppo di imprenditori aderenti all'organizzazione no global Attac. Obiettivo dichiarato è la creazione di un modello di economia alternativa che rovescia il dogma del profitto massimo e della competizione, affermando come valori fondanti anche dell'economia, quelli che tutti riconosciamo come basilari per la riuscita delle relazioni interpersonali: la solidarietà, condivisione, benessere comune e responsabilità. Un progetto nobile campato in aria, fuori dalla realtà?

«Di fronte all'evidenza del fallimento del sistema capitalista non si può solo stare a guardare, bisogna agire mettendo in campo da subito pratiche alternative come leva di cambiamento a livello economico, politico e sociale» ci dice Christian Felber, trentanovenne,organizzatore  di «Gemeinwohloekonomie», cofondatore di Attac, insegnante di economia all'università di Vienna [...]. Alla rete di economia benecomunista, un cantiere aperto a tutte le esperienze e pratiche economiche alternative aderiscono ormai 500 imprese, piccole e medie in Austria, Germania, Spagna e Norditalia (Sudtirolo), una grande banca alternativa, la bavarese Spardabank.

Abbiamo visitato la Gugler cross media spa, tipografia e media provider trasversale. La sede è a Melk, cittadina a 90 chilometri da Vienna. [...] Tra i clienti di Gugler ci sono Ong come Greenpeace Austria ma anche l' ufficio viennese del Fmi. Scelta dei fornitori secondo criteri ecologici e sociali.

[...] Gugler è tra le 60 aziende pioniere che per la prima volta, nel 2011 hanno elaborato un «bilancio benecomunista», che è il vero cuore del progetto di economia per il bene comune [...] concepito come bilancio primario, il vero obiettivo, quello finanziario secondario, solo strumentale. Il bilancio del bene sociale ed ambientale verrà sottoposto ad un audit di valutazione. Esiste una prima matrice di modello che incrocia valori (giustizia sociale, sostenibilità ecologica, partecipazione democratica ecc.) e soggetti (collaboratori, clienti, future generazioni, prodotto o servizio, fornitori ecc) attribuendo un punteggio a ciascuna voce. Chi è più sociale, più ecologico più democratico più solidale ecc. ottiene più punti. Un punteggio alto, secondo il nuovo modello economico dovrebbe essere incentivato e premiato, riconoscendo maggiori diritti alle aziende virtuose, vantaggi fiscali, facilitazioni di credito, precedenza nelle committenze pubbliche. Un percorso che funzioni da leva di cambiamento, che va affiancato da altre, politiche e legislative avvisa Felber. «Bisogna finalmente dare attuazione concreta alla costituzione che già prevede il benessere generale come fine dell'attività economica. Il sistema economico attuale violando i diritti fondamentali delle persone è in verità contro la legge».

L'articolo completo è leggibile sul sito del Manifesto.

sabato 3 marzo 2012

Neve arrivederci

Ieri per noi si è conclusa la stagione della neve: Cetti-girl è tornata dalla settimana bianca scolastica (in realtà 4 giorni).
Approfittando della sua assenza, anche io e Razza-O abbiamo "sbragato": ben 3 giorni in Alto Adige, in uno di quegli alberghetti con il bagno turco dove rilassarsi dopo una giornata passata un po' sugli sci da fondo e un po' passeggiando sui sentieri ancora innevati. Ogni tanto ci vuole!

venerdì 2 marzo 2012

Cambio di rotta

Scrive Guido Viale in un articolo apparso sul Manifesto del 12 aprile 2011:

Se non si cambia rotta il declino è non solo irreversibile, ma destinato ad un'accelerazione. E cambiare rotta vuol dire produrre e consumare altro: altre energie, altri alimenti, altre abitazioni, un'altra mobilità; con fonti rinnovabili, agricoltura sostenibile, veicoli condivisi, un'urbanistica e un'edilizia ecologiche, una educazione permanente fondata sull'alternanza scuola e lavoro, sul recupero della manualità.

Ognuno può cogliere questi suggerimenti e praticarli quotidianamente, cominciando magari da uno solo e poi allargando il raggio d'azione agli altri in modo progressivo. Noi, per esempio, avendo iniziato il percorso da qualche annetto, stiamo già usando altre energie con fonti rinnovabili, altri alimenti con agricoltura sostenibile, e il recupero della manualità ci permette di autoprodurre una serie di cose.

Continua poi Viale: 

Non c'è solo il mercato per mettere all'opera le risorse esistenti. E, soprattutto, non lo può e non lo sa più fare il mercato esposto alla concorrenza internazionale più sregolata, dove tutti sono destinati prima o dopo a perdere e nessuno può mai vincere. La riterritorializzazione di programmi e progetti, l'economia e la democrazia a chilometri zero, invece, possono rimettere in moto le cose. Lo hanno fatto e lo hanno dimostrato con tanti esempi e buone pratiche di "altra economia".

Fra queste ultime sicuramente sono compresi i GAS, che rappresentano una delle modalità per praticare l'economia a chilometri zero, ed hanno il pregio di essere alla portata di tutti coloro che si vogliono impegnare a cambiare rotta, secondo lo stile glocal: pensare globalmente, agire localmente.

giovedì 1 marzo 2012

Latte alla spina

Io e Cetti-girl normalmente facciamo colazione con il latte: tiepido e bianco lei, caldo con orzo solubile io.

Poiché il latte fresco non è nel paniere del GAS, lo prendiamo al distributore. Non è biologico, ma presenta ugualmente vari aspetti positivi:
  • è a chilometri zero, sia per l'allevatore che per noi (di solito andiamo a prenderlo in bici o a piedi);
  • elimina del tutto la catena commerciale, di conseguenza permette un maggior profitto all'allevatore e nel contempo costa meno al consumatore (attualmente 80 centesimi al litro!);
  • la qualità è garantita: i controlli per gli allevamenti che distribuiscono direttamente il latte fresco sono molto frequenti e rigorosi;
  • è a rifiuti zero: andiamo a prenderlo sempre con la stessa bottiglia di vetro;
  • al distributore se ne può prendere quanto si vuole, dai 5 centesimi in su.

mercoledì 29 febbraio 2012

La pulizia dei canneti

Domenica mattina ho partecipato alla pulizia dei canneti del lago, che viene organizzata ogni anno da alcune associazioni ambientaliste della zona.

E' stata un' esperienza divertente: eravamo in parecchi, persone di ogni età, inoltre il tempo era ottimo e faceva quasi caldo, con il sole che splendeva sul lago. Attrezzati con stivali di gomma impermeabili, ci siamo inoltrati nei canneti, raccogliendo moltissimi rifiuti, tra cui una graticola per il barbecue, un copertone, un motore di frigorifero e una sedia!! Alla fine il totale di sacchi raccolta sarà stato sulla ventina, tantissimi.

Saluti dalla vostra
Cetti-girl

martedì 28 febbraio 2012

Rose

Se a san Valentino avete regalato una rosa, probabilmente è stata coltivata in Kenya. I fiori prendono l’aereo la sera: in 4 giorni sono da noi passando prima per l’Olanda e poi dal  mercato dei fiori di Sanremo. Ogni giorno partono fino a sette voli.

Il Kenya è il terzo produttore mondiale di fiori, dopo Olanda e Colombia. La floricoltura è la terza industria nazionale dopo turismo e thé.
Sono almeno 40 mila i lavoratori impiegati direttamente nella produzione di rose, per la maggior parte donne. Le condizioni di lavoro nelle serre sono sempre state ai limiti della sopportazione: caldo, contatto diretto coi pesticidi, salari miseri, molestie sessuali, nessuna tutela sindacale. Ora le cose sembrano (lentamente) migliorare, ma il lavoro è duro e un’operaia assunta col primo livello guadagna meno di 50 euro al mese. 

L'intero processo non risulta affatto sostenibile, né dal punto di vista ambientale né da quello sociale; e infatti Alex Zanotelli conclude la sua prefazione al libro di Altreconomia Rose&lavoro con queste parole: "Dobbiamo cominciare a ragionare sul livello globale: il sistema diventerà insostenibile. Chi ha bisogno dei fiori se li coltivi. Così com’è il sistema è distruttivo, anche del tessuto sociale e umano, e mina le società del Sud del mondo. Un po’ tutto il commercio deve essere ripensato".

Fiori prodotti con criteri sostenibili si possono  trovare, per esempio nelle botteghe del commercio equo.

lunedì 27 febbraio 2012

I compiti del referente

Fare la spesa con il GAS è molto semplice: si inseriscono i quantitativi desiderati nell'apposito foglio d'ordine on-line, si aspetta l'avviso di ricevimento della merce, e la si va a ritirare a casa del referente.

Appunto, il referente. Ce n'è uno per ogni prodotto, e tutto il meccanismo funziona perché il referente si occupa dell'intera faccenda. Tipicamente, per gestire un ordine, il referente svolge i seguenti compiti:
  1. se il produttore gli ha inviato un nuovo listino, aggiorna gli articoli ed i prezzi del foglio d'ordine (dovete considerare che certi listini superano le cento referenze);
  2. comunica l'apertura dell'ordine, condividendo in modifica il foglio d'ordine con gli altri gasisti;
  3. alla data prestabilita, toglie la possibilità di modifica, lasciando il foglio solo in visualizzazione;
  4. riporta i totali per articolo nel modulo d'ordine del produttore, e glielo invia;
  5. nel caso siano previsti vuoti a rendere, se li fa consegnare dai gasisti e li contabilizza, comunicando i totali al produttore;
  6. secondo i casi, quando l'ordine è pronto, lo va a ritirare direttamente dal produttore, oppure aspetta la consegna a casa (nell'occasione, gli consegna i vuoti a rendere;
  7. divide i prodotti per gasista;
  8. avvisa i gasisti che la merce è pronta da ritirare, magari fissando un paio di pomeriggi per il ritiro;
  9. aspetta che i gasisti arrivino per il ritiro, e raccoglie gli importi;
  10. infine effettua il pagamento al produttore (solitamente con un bonifico).
Il tutto può poi essere complicato da errori di consegna (da parte del produttore), o di ritiro (da parte dei gasisti); ma per fortuna il gruppo agisce in modo solidale (la S di GAS), sia fra i gasisti che nei confronti del produttore, così ogni cosa si aggiusta senza grossi problemi. 

domenica 26 febbraio 2012

Invertire le priorità

Ho già parlato in qualche post della necessità di una rivoluzione culturale. Vi propongo a tal proposito stralci di un articolo di Susan George, studiosa statunitense, apparso sul Manifesto del 27 ottobre 2011.

In Europa la crisi finanziaria è quella che preoccupa la maggioranza della popolazione e gode della copertura più ampia sulla stampa, ma non è l'unica. Uomini e donne fanno bene a preoccuparsi della finanza, visto che nella vita reale l'attuale caos finanziario si traduce in alta disoccupazione giovanile, pesanti tagli ai servizi pubblici e in tutte quelle misure di austerità che sono destinate ad aggravare la crisi. Ci troviamo inoltre in una grave crisi di disuguaglianza. In Europa, ma soprattutto negli Stati Uniti, dagli anni Venti o Trenta del Novecento il benessere non è mai stato così mal distribuito. [...] Tuttavia, ritengo che la crisi più drammatica sia quella di cui meno parliamo, il global warming e il cambiamento climatico. La crisi climatica avrà infatti gli effetti più profondi sulla stessa civiltà, e in paragone renderà irrilevanti le nostre preoccupazioni finanziarie.

Provo a spiegare con un'immagine ciò che intendo. Immaginiamo che il mondo sia governato da cerchi concentrici o sfere di potere, in cui il più potente sia collocato nella sezione più esterna.

Oggi, il cerchio più potente, quello che più influenza le nostre vite, è la finanza [...], basta osservare la quantità di soldi che le banche hanno ricevuto dai governi (il che significa dai contribuenti, in altri termini da me e da voi).

Il successivo cerchio di potere è l'economia reale, dove la gente investe, produce, distribuisce e consuma [...]: gli industriali ottengono profitti producendo beni e servizi reali, sfruttando i lavoratori nel processo di produzione e tenendo per se stessi il surplus di valore. Oggi, non c'è più bisogno che l'economia reale faccia soldi. Negli ultimi venti anni circa, si è potuto ottenere molto di più scommettendo direttamente sui prodotti finanziari e vendendo sempre di nuovo lo stesso prodotto finanziario.

Il terzo circolo di potere è la società, che include il governo, il quale deve obbedire alle regole della finanza e dell'economia [...], anziché fare in modo che siano la finanza e l'economia ad obbedirgli, cosa che porterebbe benefici alla popolazione. I sistemi di protezione sociale e perfino la salute e l'educazione sono sotto attacco ovunque [...]. Negli scorsi 3 o 4 anni i governi sono diventati sempre più indebitati, soprattutto a causa delle somme che hanno dovuto impiegare per salvare le banche. [...]

L'ultimo cerchio è quello ambientale, la biosfera [...]. Per la maggior parte dei governi, prendersene cura rappresente una sorta di lusso, che oggi non ci si può permettere di affrontare. Si tratta di un atteggiamento miope, e tragico. [...]

Ora, non sarete certo sorpresi nel sentire che la soluzione a tutti i problemi è semplice da affermare ma estremamente difficile da realizzare [...]: dobbiamo capovolgere l'ordine dei cerchi che ho appena descritto.

La biosfera deve venire per prima [...]. Non ho mai parlato di salvare il pianeta, perché il pianeta si prenderà cura di sé come ha fatto per 4 miliardi e mezzo di anni. La vera questione non è tanto se il pianeta sopravviverà, quanto se gli esseri umani in quanto specie sopravviveranno sul pianeta.

Il secondo cerchio sarebbe la società, una società democraticamente organizzata in cui i governi rispondano al popolo e il popolo sia la base della loro autorità.

Il cerchio successivo, il terzo, sarebbe la vera economia, con genuini investimenti nel lavoro, nell'educazione e nella salute, e con un alto livello di spesa pubblica e più equi sistemi di tassazione e distribuzione delle rimesse.

Per ultimo, ci sarebbe la finanza [...]: semplicemente uno strumento, tra molti altri, al serviizo dell'economia reale, della società e della biosfera.

Questo non è un progetto utopico. E' del tutto realizzabile se noi, il popolo, riusciamo a strappare il controllo dalle mani del sistema finanziario. [...] Finora, abbiamo ricompensato i colpevoli e punito gli innocenti. E' arrivato il momento di capovolgere le cose.

sabato 25 febbraio 2012

Cetti-girl al centro sociale

Una mia compagna di classe mi ha invitato ad andare ad una festa in un locale in città: ci aspettavano gente e musica dal vivo; poi sarei andata a dormire a casa sua (il giorno dopo non c'era scuola).
Allora ho chiesto ai miei genitori; quando ho detto loro il nome del locale, Cettino mi ha detto che era il centro sociale, e insieme a Razza-O mi hanno dato il permesso di andare.
Così qualche sera fa sono andata. Il posto era pieno di ragazzi e ragazze; all'interno e all'esterno l'edificio era pieno di graffiti e volantini e adesivi di manifestazioni e proteste, e durante la serata varie band studentesche si sono susseguite suonando musica rock e metal, con canzoni anche abbastanza famose. Io e le mie amiche siamo andate via verso le 23.30, ma la festa è continuata fino a tarda notte.
Il giorno dopo ho detto ai miei: "Mi sono stupita: non c'erano anziani!”; e allora Cettino mi hanno spiegato che oltre a quelli per anziani, esistono centri sociali di un altro tipo: luoghi dove si incontrano i giovani, soprattutto con idee di sinistra.
Be', io mi sono trovata bene: è stata una serata alternativa e divertente!

Saluti a tutti dalla vostra
Cetti-girl

venerdì 24 febbraio 2012

Amianto e banane

Abbiamo gioito per la storica sentenza sull'amianto, che condanna coloro per i quali i profitti vengono prima delle persone e dell'ambiente.
Ci siamo commossi leggendo i resoconti giornalistici della vicenda, fino al clamoroso epilogo di lunedì 13 febbraio.

Eppure non sempre riusciamo a praticare la stessa solidarietà per casi del tutto analoghi ma magari più lontani. E senza rendercene conto, omettendo di assumerci la nostra piccola fetta di responsabilità, diventiamo complici di crimini altrettanto gravi.

Un caso che conosco bene è quello del nemagon, un pesticida usato nelle piantagioni di banane. Pur essendo stato vietato negli Stati Uniti fin dal 1979, continuò ad essere utilizzato da compagnie statunitensi (come Chiquita e Dole) in tutto il centroamerica (ad esempio in Nicaragua) per almeno altri dieci anni. Le conseguenze sono state anche in questo caso terribili: sterilità, malattie della pelle ma anche tumori si sono diffusi tra i lavoratori delle bananeras, sottoposti al bombardamento del pesticida dagli aerei che spruzzavano la sostanza incuranti del lavoro in corso nei campi.
Anche dopo la proibizione dell'uso del nemagon, le tecniche di fumigazione delle piantagioni in alcuni casi sono rimaste le stesse.

E' per questo che noi compriamo solo banane biologiche del commercio equo.
Non sono certo a chilometri zero, ma la filiera è comunque corta, e sono garantite, oltre alla qualità del frutto stesso, la salute e la giusta remunerazione dei lavoratori. La piccola produzione su scala locale rappresenta infatti, per i campesinos della zona, l'unica alternativa allo sfruttamento all'interno delle piantagioni delle compagnie transnazionali.

Così Cetti-girl, nelle colazioni invernali, può mangiare la sua banana con la coscienza tranquilla.

giovedì 23 febbraio 2012

Spigolando

Uno dei nostri fornitori di ortaggi ci ha invitato ad andare a raccogliere porri e cavolini di Bruxelles, contro un'offerta libera. Tali ortaggi sono infatti alla fine del ciclo di coltivazione, e ne restano un po' nel campo; considerando anche l'ultimo periodo di gelo, dovrebbero essere ancora più saporiti.
Inoltre, a chi ha qualche animale da cortile, il produttore regala cavoli cappucci non più commerciabili.

La raccolta si trasformerà sicuramente in un'occasione per quattro chiacchiere in compagnia, per gli adulti, e in un pomeriggio spensierato, per i bimbi.

Effetti collaterali di appartenere ad un GAS   ;-)

mercoledì 22 febbraio 2012

Cardamomo

Il cardamomo è una spezia che proviene dall'estremo oriente; qui da noi lo si può trovare nelle botteghe del commercio equo.
Come tutte le spezie, ha varie proprietà benefiche. Normalmente lo si impiega  in cucina, ma io in ufficio ne faccio un uso diverso: dopo pranzo, fra gli scherni dei colleghi, rompo una capsula e ne mangio i semi a mo' di caramella: è digestivo, lascia un buon alito, non contiene schifezze varie tipo aromi e coloranti, e non ha bisogno di fabbriche per essere prodotto: bastano il sole e le piogge.

martedì 21 febbraio 2012

Carnevale (II)

Sono finiti i bei tempi quando prendevamo il treno per Venezia in comitiva, per immergerci nel variopinto e festoso bagno di folla della città lagunare, anche noi travestiti alla buona, o semplicemente un po' truccati.
Già dall'anno scorso Cetti-girl ci va da sola con le amiche, vestita da hippie; alla proposta mia e di Razza-O di andare insieme, mi è sembrato che ci abbia pure guardato storto...
Poco male: io e Razza-O quest'anno abbiamo deciso di andare finalmente al Carnevale di Bagolino, quindi ci siamo organizzati per una sciatina (fondo neh?) al Gaver di mattina, con tappa a Bagolino sulla strada del ritorno.

lunedì 20 febbraio 2012

Carnevale

Dev'essere quasi Carnevale!
Lo sospetto perché per tutto il fine settimana la nostra cucina si è trasformata in una forneria: visto che non ha abbastanza da fare, Razza-O si è lanciata nella produzione a nastro di sossole (o come le chiamate voi non so, magari lattughe, o chiacchiere, o frappe, ecc.).
Le materie prime impiegate sono farina (bio del GAS), burro (idem), zucchero (idem), uova (bio di acquisto), vino bianco e, tocco da maestro, liquore all'anice.
Razza-O ha tirato fuori la vecchia Imperia (la macchina per tirare la sfoglia), e rotea la manovella a go-go estraendone una sottile striscia che incide con la rotella dentellata prima di friggerla.
La quantità prodotta è tale da soddisfare a più riprese nonni, zii e cugini; un po' ne porto pure in ufficio.
E come ogni anno tutti ne rimangono deliziati per la leggerezza.

domenica 19 febbraio 2012

Delta del Niger

Il risparmio energetico non va ridotto a questione ambientale (pur gravissima, ricordate il golfo del Messico?) o di portafoglio: ha anche enormi risvolti sociali. Per la lettura di questa domenica vi propongo brani di un articolo apparso sul numero di novembre 2011 di Altreconomia.

Goi è un villaggio fantasma. La scuola è diroccata, il piccolo municipio ricoperto da erbacce, di alcune case non rimangono che muri scrostati. Dal 2009 qui non vive più nessuno.
A segnare per sempre il destino di Goi sono state le perdite della Trans Niger Pipeline, l’oleodotto che attraversa la regione  fino al terminale di Bonny, dove il greggio viene processato prima di essere esportato in tutto il mondo. Nel 2004 un tubo della Shell vecchio di decenni non ha resistito più all’usura del tempo, crepandosi e versando il suo carico funesto nello specchio d’acqua accanto al quale era sorto il villaggio. Gli alberi e le piante si sono ammalati, i pesci sono morti, la terra si è impregnata di una sostanza oleosa che ne ha minato la fertilità. Di perdite ce ne sono state ancora, nel 2008 e nel 2009, ma di opere di bonifica non si è vista nemmeno l’ombra.  
Eric Dooh, uno dei capi della comunità di Goi, ci illustra la triste storia della sua famiglia. Qui suo padre dava lavoro a oltre 200 persone, tra un’impresa ittica e un panificio. “Adesso non c’è più nulla da pescare e l’acqua e la legna che usavamo per il panificio sono contaminate. Nessuno ci ha risarcito per il danno economico che abbiamo subito, anzi, come tutti gli altri ce ne siamo dovuti andar via” racconta mentre ci mostra i forni dove veniva cotto il pane, ormai spenti da anni. Ma le conseguenze del disastro non si fermano qui. “Mia madre è morta per una malattia respiratoria, anche io uso continuamente medicinali per lo stesso tipo di problemi. All’improvviso sono diventato allergico all’ambiente dove sono nato e vissuto per tanto tempo con la mia famiglia”.

[...]
Nel Delta i devastanti impatti dall’attività estrattiva si incontrano ovunque. A Ebocha, nel Rivers State, una società sussidiaria dell’Eni chiamata Nigerian Agip Oil Corporation (Naoc) ha iniziato la produzione nel 1970. Mentre incontriamo una settantina di rappresentanti della comunità locale nell’ampia sala della chiesa, fuori piove a dirotto. Una volta da queste parti la pioggia era una benedizione; insieme alla estrema fertilità del terreno faceva sì che bastasse un solo raccolto per sfamare tutta la popolazione e riuscire anche a rivendere quello che avanzava. “Ora nemmeno con tre o quattro semine riusciamo a far fronte ai nostri bisogni” ci spiega Edna. Questa donna dallo sguardo fiero e dal piglio determinato ha 59 anni, sebbene ne dimostri 20 di più, e si rammenta quando in questi luoghi la gente era autosufficiente e ben felice di vivere in un vero e proprio paradiso. “A quei tempi per raccogliere la manioca dovevi tagliarla, ora le radici sono così piccole e avvizzite che si può prendere con le mani senza fare il minimo sforzo”.
Colpa delle piogge acide provocate dal gas flaring, il gas connesso al processo d’estrazione del greggio e bruciato in torcia. All’ingresso del villaggio di Ebocha contiamo tre torri le cui sommità sputano senza soluzione di continuità lingue di fuoco che salgono in cielo per oltre una ventina di metri. Il gas flaring fa ormai parte del panorama, 24 ore al giorno, sette giorni a settimana e dodici mesi l’anno.

[...] 
Anche nei paraggi di Kwale e Okpai, villaggi del Delta State a poche decine di chilometri da Ebocha, i pennacchi di fuoco di almeno cinque gas flaring fanno capolino tra la fitta vegetazione tropicale. Anche questa è un’area di competenza dell’Eni, tramite la Naoc. Qui però le tensioni sociali sono molto più marcate. Mentre percorriamo le strade sterrate costeggiate da povere case con tetti di lamiera -che le piogge acide rovinano dopo pochi mesi- e muri di fango, l’avvocato Chimennma Hessington Okolo ci fornisce un quadro molto chiaro della situazione. In qualità di presidente della federazione nazionale dei giovani Ndokwa svolge un ruolo attivo all’interno delle varie comunità interessate: “Petrolio e gas sono risorse limitate, non durano per sempre. Sono risorse del nostro territorio, chi le estrae deve contribuire allo sviluppo delle comunità. E cosa ci ha lasciato Agip dopo tanti anni? Niente scuole, niente strade, se non qualche chilometro di asfalto per raggiungere i propri impianti. Allo stesso tempo ha preso la nostra terra, ha inquinato i nostri fiumi. Soffriamo di malattie respiratorie sconosciute in passato. E se alziamo la testa per protestare, arriva l’esercito a reprimerci”.

Aggiungo solo che il gas flaring in Nigeria è illegale da decenni, e diffonde nell'atmosfera diossina, benzene, sulfuri e particolati vari, tutti agenti cancerogeni.
L'articolo è il riassunto di un rapporto scaricabile integralmente dal sito della CRBM: il Delta dei veleni; nelle cui conclusioni si dice che "se questo deve essere il prezzo [...], crediamo sia arrivato il momento di voltare pagina e rinunciare alla dipendenza dai combustibili fossili".

sabato 18 febbraio 2012

Un venerdì poco illuminato

Ieri è stato il giorno di M'illumino di meno, la campagna radiofonica di sensibilizzazione sul risparmio energetico lanciata da Caterpillar (Rai2).

Come ogni anno abbiamo aderito, con un pizza-day a lume di candela.
Razza-O è stata meno integralista del solito: visto che l'anno scorso si è tagliata, questa volta ha pensato bene di preparare la pizza con la luce accesa.
Invece Cetti-girl non ha voluto sentire ragioni: dalle 19 in poi solo candele, anche per la doccia.

Certo, per noi che siamo già consapevoli e attenti, queste iniziative private sono un gioco. Però in edizioni passate siamo riusciti a preparare azioni simboliche di un certo impatto pubblico: una volta coinvolgemmo l'Amministrazione comunale, che spense le luci del castello per qualche ora; un'altra, preparammo nella bottega del commercio equo un impianto di illuminazione a led, cui si forniva energia pedalando su un'apposita bicicletta.

Perché, come dico spesso, se bisognasse pedalare per avere luce, non lasceremmo le lampadine accese quando non serve: chissà che qualcuno ci abbia riflettuto.

venerdì 17 febbraio 2012

Bandiera della pace

Il vento di ieri ha fatto volare in giardino la bandiera della pace.
Ormai da una decina d'anni ne teniamo una a sventolare sulla terrazza che dà verso la strada, in modo che sia ben visibile.

Questo è di nuovo un periodo "caldo", per la questione degli F-35 che il governo si ostina a voler comprare, in sfregio alla Costituzione ed al buon senso, con la prospettiva di spendere in modo ignobile ed immorale una ventina di miliardi.

Perciò invito tutti ad aderire alla campagna contro gli F-35 che è stata rilanciata un paio di mesi fa, e che ha il culmine delle iniziative proprio in febbraio.

giovedì 16 febbraio 2012

Jeans

Oggi mi sono messo i jeans, i blue jeans, forse il capo d'abbigliamento più diffuso; eppure, non ci crederete, li ho acquistati con il GAS.

Questi jeans sono il frutto di una scommessa: dimostrare che è possibile applicare i principi della produzione sostenibile ed etica anche in questo settore.

Forse non tutti sanno che la produzione industriale dei jeans è altamente inquinante, per l'uso di colori chimici e per i lavaggi alla varechina; ma quel che è peggio, le tecniche di logoramento artificiale mediante getti di sabbia silicea causano la silicosi a migliaia di operai, soprattutto in Turchia e in Indonesia.

Tempo fa facemmo amicizia con una coppia professionalmente attiva nel settore dei tessuti. Avevano dei forti ideali, residuo di una giovinezza impegnata, che però  avevano smesso di praticare. Posso dire che una piccola spinta a rimetterli invece in campo gli è venuta dal nostro esempio: sono prima entrati in un GAS della loro città, e dopo qualche anno si sono lanciati nell'avventura di creare una filiera del jeans locale e biologica, per vendere i capi proprio ai GAS.

E tra mille difficoltà, hanno concretizzato il progetto, usando cotone biologico, tinto con indaco vegetale e lavorato localmente; e le versioni scolorite sono ottenute tramite lavaggi unicamente con acqua e sassi.

mercoledì 15 febbraio 2012

Cene etniche

Ci è giunta tramite email la comunicazione di una serie di cene etniche organizzate a due passi da casa nostra, così io e Razza-O siamo andati un paio di volte, alla serata pakistana ed a quella ivoriana.
Persone provenienti da quelle terre, e residenti qui in zona per diversi motivi, sono diventati cuochi per una sera, per una quindicina di convitati.

E visto l'ambiente intimo, inevitabilmente le serate si sono poi trasformate da gastronomiche a culturali.
Così il giovane avvocato pakistano (che però lavora come aiuto cuoco), dopo aver cucinato riso e pollo alle spezie, ci ha suonato e cantato delle melodie del suo paese, e ci ha raccontato del matrimonio combinato con sua moglie, che sta in Pakistan, e dei suoi piani di trasferirsi in Inghilterra, dove la comunità pakistana è molto numerosa.
Mentre il sarto ivoriano (che però fa l'autista), dopo aver preparato cous cous di manioca e pollo fritto, ci ha parlato della guerra civile terminata da un anno, della colonizzazione francese tuttora presente, e delle 67 etnie che vivono in Costa d'Avorio, ognuna con la propria lingua che ormai viene tramandata solo oralmente.


martedì 14 febbraio 2012

SOS Manifesto

Da giovedì scorso il Manifesto è in liquidazione coatta amministrativa. Per evitare in extremis la chiusura definitiva chiede ai lettori occasionali di iniziare ad acquistarlo quotidianamente; ed ha poi lanciato la campagna 1000 (sottoscrittori) x 1000 (euro). Noi, nel nostro piccolo, stiamo cercando di organizzare una pizzata di raccolta fondi.

Il Manifesto ci sta a cuore, perché esplicita in maniera esemplare il concetto di consumo critico di informazione, primo presupposto per l'evoluzione personale. E mi spiego con un esempio.
Sabato 29 gennaio si è svolto a Napoli il primo forum nazionale dei Comuni per i beni comuni, che ha riunito amministratori, associazioni, movimenti, studiosi e cittadini da tutta Italia (erano presenti, fra gli altri, i sindaci di Napoli, Bari e Cagliari).
Bene, il Manifesto, che supera a stento la dozzina di pagine, vi ha dedicato la copertina e 2 pagine, sia sabato in sede di presentazione che domenica in sede di commento. Sul Corriere della Sera di domenica, 50 pagine + 10 per la cronaca provinciale, non c'era nemmeno una riga!

lunedì 13 febbraio 2012

Il pranzo del lunedì

Solitamente Razza-O a mezzogiorno prepara da mangiare in quantità come se io fossi a casa; in realtà la mia porzione viene salvata, in modo che io la porti in ufficio il giorno dopo.
Però lunedì è un giorno particolare, perché  la domenica funziona diversamente; quindi ieri sera ho bollito un po' di riso, e stamattina l'ho condito con un paio di sarde sott'olio, masala e olio piccante. Per contorno c'erano dei broccoletti al vapore. Essendo finito pure il pane, ho rimediato con qualche galletta al mais; e non potevano mancare un paio di clementine.

Lista degli ingredienti:
  • riso veronese biologico (dal GAS);
  • sarde siciliane in olio biologico (dal GAS);
  • masala biologico indiano (dal commercio equo);
  • olio piccante biologico (da autoproduzione: è quanto resta nel vasetto, una volta mangiati tutti i pupacchielli che Razza-O ha messo sott'olio la scorsa estate);
  • broccoletti biologici km 0 (dal GAS);
  • gallette al mais cremonesi biologiche (dal GAS);
  • clementine calabresi biologiche (dal GAS).


domenica 12 febbraio 2012

Evoluzione della specie (II)


Per quanto mi riguarda, tutto ebbe inizio nel 1999: il mio collega Alfio (che riterrò sempre responsabile per questo ;-)  ) mi spinse a partecipare alla presentazione di una nuova iniziativa: la rete di Lilliput, promossa da Alex Zanotelli e Francesco Gesualdi. A seguito di quella serata, costituii con altri il nodo della nostra zona geografica, che restò attivo tre anni. A livello nazionale l'esperienza della rete di Lilliput si è invece conclusa nel 2009, ma il suo manifesto mantiene intatta tutta la carica evocativa originale.

 

MANIFESTO DELLA RETE DI LILLIPUT

In un momento in cui sembrano valere solo le leggi del mercato e del profitto mentre le istituzioni democratiche stanno perdendo credibilità e potere
NOI
Associazioni, gruppi e cittadini impegnati nel volontariato, nel mondo della cultura, nella cooperazione Nord/Sud, nel commercio e nella finanza etica, nel sindacato, nei centri sociali, nella difesa dell'ambiente, nel mondo religioso, nel campo della solidarietà, della pace e della nonviolenza 
DIAMO AVVIO ALLA RETE DI LILLIPUT PER UNIRE IN UN'UNICA VOCE ALLE NOSTRE MOLTEPLICI FORME DI RESISTENZA CONTRO SCELTE ECONOMICHE CHE CONCENTRANO IL POTERE NELLE MANI DI POCHI E CHE ANTEPONGONO LA LOGICA DEL PROFITTO E DEL CONSUMISMO ALLA SALVAGUARDIA DELLA VITA, DELLA DIGNITÀ UMANA, DELLA SALUTE E DELL'AMBIENTE. 
Come i piccoli lillipuziani riuscirono a bloccare il gigante Gulliver, legando ciascuno un singolo capello del predone, così noi cerchiamo di fermare il tiranno economico conducendo ciascuno la nostra piccola lotta in collegamento con gli altri. 
Per questo abbiamo costituito la Rete di Lilliput: per ampliare l'efficacia delle nostre singole opposizioni condividendo esperienze, informazioni, collaborazioni e concordando mobilitazioni comuni. 
La recente sconfitta dell'Accordo Multilaterale sugli Investimenti, lo stop che l'Organizzazione Mondiale del Commercio ha subito a Seattle, la creazione di sempre più stretti contatti, collaborazioni ed iniziative tra i movimenti che a livello mondiale si oppongono agli effetti devastanti della globalizzazione e dell'economia dimostrano che è possibile bloccare la macchina globale con i granelli di sabbia. Il nostro obiettivo a lungo termine è la costruzione di un mondo dove ogni abitante della terra possa soddisfare i propri bisogni materiali, sociali e spirituali nel rispetto dell'integrità dell'ambiente e del diritto delle generazioni future ad ereditare una terra feconda, bella e vivibile. 
Nell'immediato ci opponiamo alle scelte economiche che attentano alla democrazia, che portano a morte il pianeta e che condannano miliardi di persone alla miseria. Le nostre strategie d'intervento sono di carattere nonviolento e comprendono l'informazione e la denuncia per accrescere la consapevolezza e indebolire i centri di potere, il consumo critico e il boicottaggio per condizionare le imprese , la sperimentazione di iniziative di economia alternativa e di stili di vita più sobri per dimostrare che un'economia di giustizia è possibile. Ci impegniamo a realizzare tutto questo in un rapporto di dialogo e di collaborazione con tutti gli altri gruppi, reti e movimenti che in Italia e all'estero si battono per gli stessi obiettivi. Siamo certi che mettendo in comune idee, conoscenze, risorse, e iniziative, potremo ostacolare il cammino della globalizzazione al servizio delle multinazionali per contrapporre una globalizzazione al servizio degli essere umani. Questa è la nostra strategia lillipuziana, questo è il potere di cui ciascuno di noi dispone. Esercitiamolo insieme per ottenere dei risultati concreti.

sabato 11 febbraio 2012

Zucca, carciofi e co.

Vi faccio un esempio di come si possono usare alcune delle tante verdure disponibili d'inverno.
Usando prodotti biologici del GAS, per cena Razza-O ha preparato uno squisito minestrone con zucca, patate, porri e fagiolini dell'occhio: così denso che era praticamente una crema.
Poi ha preparato in due modi diversi i carciofi arrivati dalla Sicilia insieme agli agrumi. E, chicca sopraffina, ne ha usato le foglie esterne, più coriacee, nell'impasto per fare gli spatzle, al posto degli spinaci che erano già destinati alla torta salata, insieme al cavolo cappuccio.
Ne sa una più del diavolo!

venerdì 10 febbraio 2012

Fotovoltaico

Ho rilevato la produzione di gennaio del nostro impianto fotovoltaico. Lo faccio per confrontarlo con quello di due miei colleghi: incrociando i dati, controlliamo che tutti e tre gli impianti stiano lavorando normalmente.

Il fotovoltaico è stato l'iniziativa economicamente più rilevante che abbiamo fatto con il GAS. Era il secondo conto energia, quello del 2006, e i costi erano ancora piuttosto elevati; come GAS ordinammo una decina di impianti, riuscendo così a spuntare 6000 € al kw, che per l'epoca era ottimo.
Noi installammo 2 kw, investendoci la liquidazione che ricevetti nell'estate del 2006 quando l'azienda di Bastonia licenziò tutti.
Adesso i costi sono quasi dimezzati, ma purtroppo parecchi preferiscono ancora spendere il proprio denaro ad esempio in una nuova automobile super scattante e accessoriata.

L'energia fotovoltaica ha diversi pregi, ma mi limito a sottolinearne un paio:
  • la fonte è rinnovabile ed inesauribile (dovrebbe durare più o meno per altri 5miliardi di annetti);
  • la produzione non avviene in poche grandi centrali, ma in moltissimi piccoli impianti diffusi, eliminando problemi di monopolio; insomma democrazia energetica!
A questo proposito, alcuni obiettano che il fotovoltaico conviene solo perché è sovvenzionato dallo stato. Ed è vero; ma lo stato non paga anche per le grandi centrali (inceneritori o nucleari che siano)? Anzi, il fotovoltaico richiede minori investimenti, genera più occupazione, ed è subito pronto, aiutando l'Italia a rispettare gli impegni assunti in termini di riduzione di CO2, che altrimenti costerebbero multe salate.

Nel nostro caso poi abbiamo sfruttato l'impianto per diminuire il consumo di altri combustibili:
  • usiamo spesso il fornello elettrico al posto di quelli a gas;
  • abbiamo sostituito il motorino con la bici elettrica;
  • abbiamo comprato la tosaerba elettrica, smettendo di prendere a prestito quella a benzina dei nonni
  • usiamo batterie ricaricabili.
Non per questo siamo diventati scialacquatori di energia elettrica: con la progressiva sostituzione delle lampadine e di elettrodomestici più efficienti, abbiamo mantenuto i consumi annui costanti, intorno ai 2200 kwh.

giovedì 9 febbraio 2012

La giornata radiofonica di Razza-O

La vita da casalinga di Razza-O non è una passeggiata, però almeno per un aspetto la invidio: ascolta la radio.
La radio è di gran lunga l'apparecchio elettrico più usato in famiglia.
Lasciamo perdere le radio commerciali: sono inascoltabili.
Mentre io ho giusto il tempo di ascoltare in macchina l'informazione di radio Onda d'Urto (la rassegna stampa alla mattina ed il gr del pomeriggio) e qualche brano da radio Classica Bresciana o da Sei gradi di Rai3, Razza-O può godersi interamente le trasmissioni radiofoniche più interessanti.
La sua giornata è scandita da alcuni appuntamenti fissi su Rai2: Il ruggito del coniglio di prima mattina, Un giorno da pecora dopo pranzo, Caterpillar prima di cena. Per la musica preferisce radio Capital (unica eccezione a quanto detto sopra); e poi, secondo l'argomento, di sintonizza su Fahrenheit  di Rai2 o Navdanya di radio Onda d'Urto, quest' ultima ricca di spunti su tutti i temi che noi cerchiamo di praticare: ecologia, consumo critico, agricoltura biologica, commercio equo, nuove energie, e altro ancora.

mercoledì 8 febbraio 2012

Filiera corta

Ieri sera alla riunione mensile del GAS, Macario ci ha portato i prodotti per il corpo, di una piccola azienda delle colline veronesi.
Come per tutto ciò che il GAS acquista, la filiera è corta, anzi cortissima: ci si rifornisce direttamente dal produttore. Non bisogna fare confusione con i km 0, che si riferiscono alla strada percorsa dal prodotto.
L'eliminazione della catena commerciale ha numerosi vantaggi.
Partiamo da quello economico: nella distribuzione convenzionale, il produttore riceve supponiamo 10, mentre il consumatore finale compra a 90, con insoddisfazione di entrambi; se invece si saltano tutti i passaggi intermedi, cortocircuitando produttore e consumatore, questi due soggetti si possono incontrare diciamo a 50, con convenienza per entrambi.
Con questi margini superiori, il produttore può curare meglio il proprio lavoro, ottenendo un prodotto di migliore qualità, con maggiore attenzione agli aspetti sociali ed ambientali; tutti valori che il consumatore gli riconosce.
Inoltre la filiera corta, con l'intrinseco rapporto diretto fra le parti che la caratterizza, porta automaticamente ad una maggiore responsabilizzazione di entrambi: conoscendosi di persona, il produttore non può permettersi di fornire merce scadente al consumatore, il quale a sua volta non lo abbandona per un concorrente solo per risparmiare qualche centesimo.

martedì 7 febbraio 2012

Finalmente sci

Visto che le previsioni davano sole, ieri, dopo un anno, io e Razza-O abbiamo caricato sci, bacchette e scarpette in macchina e siamo andati in montagna.
Avete presente quelle giornate intense tipo: partenza alle 6, 200 km a tutta canna per evitare il traffico e la ressa, sciare senza soste fino al tramonto, tornare a casa distrutti ma contenti?
Bene, scordatevelo!
Partiti senza fretta verso le 9, percorsi poco più di 100 km, dopo aver agevolmente parcheggiato a 30 metri dalla pista abbiamo pagato il giornaliero di ben 5 € a testa e finalmente ci siamo avviati per la passeggiata nel bosco con gli sci.
E' così che noi intendiamo la pratica dello sci di fondo: un paio d'ore di scivolare tranquillo, spingendo senza correre, a diretto contatto con una natura non deturpata da disboscamenti o piloni di energivore seggiovie.
A dir la verità Razza-O ha fatto solo un'ora, perché poi le si infiamma il nervo sci-atico   ;-)

Come di norma accade sugli anelli da fondo, direi che non abbiamo sofferto di sovraffollamento delle piste...
Durante il giro ci siamo permessi qualche canonica sosta per guardarci intorno e fare uno spuntino: mandarini e mele biologiche del GAS, cioccolata e barrette di cereali del commercio equo; e dopo lo sci, non poteva mancare un brulé seduti al sole sulla panca del portico del bar.

Sulla via del ritorno, abbiamo visto un'indicazione irresistibile: vendita diretta di formaggi biologici di produzione propria. Lasciata la macchina, siamo scesi a piedi lungo una ripida stradina, incontrando lungo il percorso il recinto delle capre e delle pecore, poi quello delle oche ed infine quello degli asini, e in meno di 10 minuti siamo arrivati all'azienda. Ci ha accolto una ragazza non ancora ventenne, che ha studiato agraria per proseguire con entusiasmo nell'attività dei genitori: allora c'è speranza!

E così, con zero stress, poca spesa e impatto ambientale ridottissimo, abbiamo praticato della sana attività fisica, goduto una giornata rigenerante per lo spirito, e ci siamo pure riportati a casa tre ottimi pezzi di formaggio.

lunedì 6 febbraio 2012

Evoluzione della specie

Come dico spesso ad interlocutori interessati, né io né Razza-O né Cetti-girl siamo nati così, ma lo siamo diventati gradualmente, ognuno con i suoi tempi e modi, partendo da situazioni molto lontane e diverse. E siamo sempre in movimento.

Tuttavia, si possono trovare dei tratti comuni, come dei passaggi obbligati. Il lento percorso per il cambiamento dello stile di vita verso una maggiore equità e sostenibilità passa attraverso tre fasi.
  1. Conoscenza; è paradossale, ma in mezzo all'enorme, ininterrotto e variegato flusso di notizie all'epoca di internet, è difficile trovare ciò che davvero serve; per cominciare, non guasta una sana curiosità, e bisogna diventare consumatori critici dell'informazione.
  2. Consapevolezza, o in altri termini presa di coscienza e comprensione di ciò che si è riusciti a "scoprire"; questo è il passaggio più difficile, e per innescarsi dovrebbe trovare dentro di noi una certa predisposizione al coinvolgimento empatico verso l'altro e l'ambiente.
  3. Assunzione di responsabilità, che presto tende a tradursi in azione, e in coerenza tra idee e comportamenti: sobrietà, consumo critico, decrescita.
A questo punto la strada è in discesa, perché ci sono diverse esperienze già in campo, forse sotterranee ma non difficili da scovare, cui potersi aggregare. Forse quella più diffusa ed emersa è rappresentata proprio dai Gruppi d'Acquisto Solidale (GAS). Ce ne sono ormai ovunque, iscritti sulla rete nazionale, ma anche non registrati che vivono sul passaparola.

domenica 5 febbraio 2012

Il bottegone

Come già domenica scorsa, vi propongo un altro brano tratto da La vita Agra, romanzo di Luciano Bianciardi pubblicato nel 1962.

Il bottegone è una stanza enorme senza finestre, con le luci giallastre sempre accese a illuminare le cataste di scatole colorate. Dal soffitto cola una musica calcolata per l'effetto ipnotico, appesi al muro ci sono specchi tondi ad angolazione variabile e uno specialista, chiuso chissà dove, controlla che la gente si muova, compri e non rubi.
Entrando, ti danno un carrettino di fil di ferro, che devi riempire di merce, di prodotti. Vendono e comprano ogni cosa; gli emitori hanno la pupilla dilatata, per via dei colori, della luce, della musica calcolata, non battono più le palpebre, non ti vedono, a tratti ti sbattono il carrettino sui lombi, e con gesti da macumbati raccattano scatole dalle cataste e le lasciano cadere nell'apposito scomparto. Nessuno dice una parola, tanto il discorso sarebbe coperto dalla musica e dal continuo scaracchiare delle calcolatrici.
Il bancone giù in fondo è quello delle carni. Dietro c'è una squadra di macellai e macellaie che spartono terga di bove, le affettano, le piazzano sul vassoino di cartone, le involgono nel cellofan e poi richiudono con un saldatore elettrico. Davanti al bancone sostano le donnette, ognuna ha in mano un vassoino di carne e lo guarda senza vederlo, lo tasta, lo rimette al suo posto, ne piglia un altro. La donnetta accanto a lei prende a sua volta il vassoino scartato, lo guarda, lo tasta, lo rimette al posto suo, e avanti. Nelle ore di punta il vassoino non fa nemmeno più in tempo a ritornare sul bancone: appena visto e tastato, passa in mano a un'altra donna, percorre tutta la fila delle donnette chine come tanti polli a beccare in un pollaio modello. Poi ritorna indietro.
Sarebbe una grossa perdita di tempo, e di guadagno, ma ci sono degli specialisti in borghese che, alle spalle delle donnette ipnotizzate, provvedono di soppiatto a colmare fino al dovuto il carretto in attesa, oppure a spostarlo, in modo che i più solerti, sbagliandosi, stivino di merce anche il veicolo dei più tardivi, e tutti, alla fine, abbiano comprato pressappoco la stessa roba, e nella stessa quantità.
Continua la musica ipnotica e quando la gente è arrivata alla cassa, ormai paga automaticamente tutto quel che si ritrova a trascinare nel carretto. Gli emitori con automobile spesso prendono due carretti a testa e non se ne vanno finché non li abbiano visti ben pieni.
La fila delle cassiere è sempre attiva ai calcolatori, e le dita saltabeccano di continuo sui tasti, come cavallette impazzite. In testa hanno un berrettino azzurro col nome del bottegone, non battono palpebra, fissano i numerini con le pupille dilatate, e ogni giorno hanno il visino più smunto, le occhiaie più bluastre, il colorito più terreo, il collo più vizzo, come tante tartarughette.
Ci sono anche giovinastri neri e meridionali, con scatole e appositi portacarichi, i quali trascinano fino alle auto la caterva degli acquisti, dodici bottiglie di acqua gazzosa, dieci pacchetti di gallettine, olive verdi col nocciolo e senza, gli assorbenti igienici per la signora, perché tanto anche 'sto mese ci sono stati attenti, un osso di plastica per il barboncino, venti barattoli di pomodori (anzi di pomidoro, dicono), un pelapatate americano brevettato, che si adopera anche con la sinistra, i grissini, gli sfilatini, i salatini, gli stecchini, i moscardini e i tovagliolini di carta con le figure a fantasia, tanto spiritosi, tanto divertenti.
Io lo dico sempre, metteteci una catasta di libri, e accecati come sono comprerebbero anche quelli. Ho letto su un giornale specializzato che questo è l'agorà, il forum, la piazza dei nostri tempi, e forse è vero. Però non mi scordo che alla Svolta del Francese c'era già tutto questo, e anche di più.
Mi ricordo che il vecchio Lenzerini, al suo bottegone di Scarlino Scalo, teneva tutta questa roba e altra ancora, anche i cappelli teneva, i vasi da notte, il baccalà a mollo e i lumi a carburo. Ti preparava anche un cantuccio di pane col salame, il Lenzerini. Bastava chiederglielo, e intanto ti raccontava di quando suo nonno accompagnò Garibaldi a casa Guelfi, e lo vide riposarsi sotto il quercione, in vista di Cala Martina.

sabato 4 febbraio 2012

Il porcellino del WWF

Non parlo di una specie in via di estinzione, ma del salvadanaio che Cetti-girl riempie con monetine che caparbiamente chiede a nonni, zii, cugini, amiche e compagne di classe.

Raggiunge una certa cifra, tipicamente 20 €, Cetti-girl svuota il porcellino e ci manda in posta con un bollettino di versamento a favore di un progetto di conservazione del WWF.
E così questa volta è toccato a me, sfoderando tutto il mio charme, sfidare la pazienza dell'impiegata, che si vede rovesciare davanti un mucchio di monete variamente assortite, da 1 €cent a 2 €, da contare una per una. Per fortuna l'ufficio periferico era vuoto, e non le ho sentite su.

Sostenere le associazioni ambientaliste (come WWF o Greenpeace), o umanitarie (come Amnesty o Emegency), o ancora comunità virtuali (come Avaaz) non è una questione di buon cuore: con la loro autorevolezza, competenza, capacità e dimensione riescono ad arrivare là dove singoli o piccoli gruppi non potrebbero; facendo azioni di pressione ai livelli più alti su chi ha in mano le leve del potere, le loro campagne risultano incisive su problemi locali ma di importanza globale.
Non è nemmeno sempre necessario contribuire economicamente; a volte è sufficiente, ma altrettanto importante, aderire alle campagne di raccolta firme via web. Ci costano solo un minuto, ma portano a risultati concreti: parecchi sono gli esempi di successi ottenuti, basta guardare nei siti delle associazioni.

Nel frattempo Cetti-girl è già ripartita con un altra raccolta pro-WWF, questa volta mi sembra per l'orango.

venerdì 3 febbraio 2012

Agrumi solidali

Sono finalmente arrivati gli agrumi.
Ci forniamo una volta al mese da due diverse cooperative, una siciliana e l'altra calabrese; solitamente gli ordini sono sfasati, in modo da avere prodotti freschi ogni 15 giorni; questa volta, causa sciopero degli autotrasportatori, sono arrivati tutti insieme.

Abbiamo aggiunto i produttori calabresi da un annetto, dopo essere venuti a conoscenza del loro progetto.
Ricordate Rosarno, la rivolta degli immigrati? Proprio in quelle terre, dove la 'ndrangheta spadroneggia, la cooperativa EquoSud ha lanciato un anno fa SOS Rosarno: una campagna per la legalità, l'integrazione e la sopravvivenza dell'economia rurale, rivolta ai GAS.

Gli agrumi e l’olio dei produttori di riferimento di EquoSud provengono rigorosamente da agricoltura biologica certificata. Tutti i produttori sono piccoli proprietari, singoli o associati in cooperative, assumono regolarmente la manodopera impiegata nella raccolta, per oltre il 50% immigrata, e sono interni al circuito della solidarietà con gli africani di Rosarno. 

E qualcosa dall’anno scorso davvero è cambiato. Tra gli africani più esperti, quelli nuovi che arrivano quest’anno ascoltano anche racconti strani e inaspettati: di contadini buoni che prendono i braccianti immigrati e li mettono in regola, ma per davvero, con le giornate e tutto, alla paga sindacale, non un minuto di lavoro in più dell’orario regolare. Gente che ti parla con rispetto e che nelle pause del lavoro si mostra interessata a conoscerti, ad ascoltare i tuoi racconti guardandoti negli occhi. Gente che t’invita a casa sua, che organizza feste insieme ai ragazzi di alcune associazioni, nelle aziende agricole dove la sera capita di ritrovarsi a cucinare, insieme, italiani ed africani, a conoscere e scambiarsi le tradizioni, a cantare insieme e ballare un po’ la tarantella e un po’ la musica africana…

Nota: le parti in corsivo sono tratte dal sito di  Equosud.

giovedì 2 febbraio 2012

Danze popolari

Ieri era sera di danze popolari. Ci troviamo due volte al mese a casa della "maestra", e facciamo un paio d'orette di balli su musiche popolari da tutto il mondo: soprattutto europee (italiane, francesi, irlandesi, balcaniche, ...), ma anche ebraiche o americane.

Non ci credereste, ma c'è tutto un mondo intorno alle danze popolari; ci sono molti appassionati che seguono corsi tutto l'anno, e il culmine si ha con le feste a ballo, dove la musica è suonata dal vivo da gruppi richiestissimi.

Il bello delle danze popolari è che sono balli di gruppo, più o meno facili da imparare per chiunque, con musiche molto varie. Nel mio piccolo, con l'aiuto di Cetti-girl che è sempre entusiasta, se capita l'occasione giusta, magari un picnic o una festa, riesco a convincere tutti a fare quattro salti, spiegando lì per lì i balli meno complicati. Alla fine il divertimento è assicurato.

Una delle ultime ballerine che si sono unite a noi, se non erro laureata in pedagogia, sostiene addirittura che il ballo di gruppo andrebbe reso obbligatorio per legge una volta alla settimana per tutti, tanti sono i benefici psico-fisici che ne derivano a chi lo pratica.

Provare per credere.

mercoledì 1 febbraio 2012

Diversi modi di consumare

Approfittando dei saldi, sono andato a comprare un paio di pantaloni tipo velluto millerighe. Appena l'ha saputo, Cetti-girl è corsa dai nonni gridando al miracolo.

Diciamo con un eufemismo che si divertono un mondo a prendermi in giro, solo perché uso dei capi di abbigliamento ormai maggiorenni; in effetti, se escludiamo i jeans che ho preso un anno fa con il GAS, erano anni che non acquistavo pantaloni invernali. Ma non sarà una colpa se li tratto bene e quindi mi durano!

Il fatto è che sono un perfetto consumatore, e invece un disastro come consumista. Leggete un po' dal vocabolario Treccani:

consumare
a. Logorare, finire a poco a poco con l’uso.

consumismo
Fenomeno economico-sociale tipico delle società industrializzate, consistente nell’acquisto indiscriminato di beni di consumo, suscitato ed esasperato dall’azione delle moderne tecniche pubblicitarie, le quali fanno apparire come reali bisogni fittizî, allo scopo di allargare continuamente la produzione.

martedì 31 gennaio 2012

Le scarpe nuove di Cetti-girl

Siamo stati al mercatino temporaneo delle scarpe organizzato da un GAS vicino a noi; ci era arrivato l'avviso via mail tramite i collegamenti dell'interGAS. Il mercatino non è solo un posto dove si va a comprare, ma anche l'occasione per rivedere e fare quattro chiacchiere con facce note, compreso il produttore stesso, che ormai è un habitué.

Cetti-girl aveva proprio bisogno di un paio di scarpe, perché le ginniche che sta usando sono ormai al terzo inverno.
Non vi sorprenderà sapere che Cetti-girl è una ragazza piuttosto controcorrente. In fatto di abbigliamento ama le cose hippy; ha quindi trovato interessanti le mie classiche polacchine scamosciate, che anch'io comprai due o tre anni fa con il GAS. Le ha anzi scelte di color sabbia, in pieno stile sessantottino, sfoggiandole orgogliosamente ieri mattina a scuola, con grande ammirazione di parecchie sue compagne.

Dimostrazione che si può fare tendenza senza correre dietro alle mode imposte dalla pubblicità.
Senza parlare delle altre caratteristiche positive delle scarpe: chilometri zero, filiera corta italiana, materiali naturali biodegradabili (pelle, cuoio, para), prezzo equo, comportamento dell'azienda socialmente etico (nessuno sfruttamento di lavoratori).

lunedì 30 gennaio 2012

Gita a Modena

Cetti-girl sta studiando il romanico, quindi cogliamo l'occasione per andare a vedere qualcosa dal vivo, purché non sia troppo lontano.

Lei era già andata a Venezia a vedere la basilica San Marco, ovviamente in treno, con una sua compagna di classe che invece non l'aveva mai preso.

Domenica siamo andati a Modena (in auto), per una visita al bellissimo duomo, dove la nostra artista, quaderno degli appunti alla mano, guidandoci per i diversi ambienti, ci ha illustrato ogni singola statua o bassorilievo sia dentro che all'esterno. Visitare un monumento con qualcuno che te lo spiega è tutt'altra soddisfazione che andarci senza cognizione.
E trovandoci a Modena, potevamo forse saltare l'appuntamento gastronomico tipico? Passato mezzogiorno, ci siamo fiondati in una trattoria a strafogarci di tigelle e gnocco fritto!

domenica 29 gennaio 2012

Decrescita ante-litteram

Questa storia è intessuta di sentimenti e di fatti già inquadrati dagli studiosi, dagli storici sociologi economisti, entro un fenomeno individuato, preciso ed etichettato. Cioè il miracolo italiano. [...]
È aumentata la produzione lorda e netta, il reddito nazionale cumulativo e pro capite, l'occupazione assoluta e relativa, il numero delle auto in circolazione e degli elettrodomestici in funzione, la tariffa delle ragazze squillo, la paga oraria, il biglietto del tram e il totale dei circolanti su detto mezzo, il consumo del pollame, il tasso di sconto, l'età media, la statura media, la valetudinarietà media, la produttività media e la media oraria al giro d'Italia.
Tutto quello che c'è di medio è aumentato, dicono contenti. E quelli che lo negano propongono però anche loro di fare aumentare, e non a chiacchiere, le medie; il prelievo fiscale medio, la scuola media e i ceti medi. Faranno insorgere bisogni mai sentiti prima. Chi non ha l'automobile l'avrà, e poi ne daremo due per famiglia, e poi una a testa, daremo anche un televisore a ciascuno, due televisori, due frigoriferi, due lavatrici automatiche, tre apparecchi radio, il rasoio elettrico, la bilancina da bagno, l'asciugacapelli, il bidet e l'acqua calda.
A tutti. Purché tutti lavorino, purché siano pronti a scarpinare, a fare polvere, a pestarsi i piedi, a tafanarsi l'un con l'altro dalla mattina alla sera.
Io mi oppongo.
[...] E se poi fosse soltanto una questione politica, io saprei il da fare. Se si trattasse soltanto di aprire un vuoto politico, dirigenziale, in Italia, con pochi mezzi ci riuscirei. [...]
Ma il guaio è dopo, perché in quel vuoto si ficcherebbero automaticamente altri specialisti della dirigenza. Non puoi scacciarli perché questo è il loro mestiere, e si sono specializzati sugli stessi libri di quelli che dirigono adesso, ragionano con lo stesso cervello di quelli di ora, e farebbero le stesse cose. Lo so, sarebbero più onesti, dici tu, più seri, ma per ciò appunto più pericolosi. Farebbero crescere le medie, sul serio, la produttività, i bisogni mai visti prima. E la gente continuerebbe a scarpinare, a tafanarsi, più di prima, a dannarsi l'anima.
No, Tacconi, ora so che non basta sganasciare la dirigenza politico-economico-social-divertentistica italiana. La rivoluzione deve cominciare da ben più lontano, deve cominciare in interiore homine.
Occorre che la gente impari a non muoversi, a non collaborare, a non produrre, a non farsi nascere bisogni nuovi, e anzi a rinunziare a quelli che ha.

La rinunzia sarà graduale, iniziando coi meccanismi, che saranno aboliti tutti, dai più complicati ai più semplici, dal calcolatore elettronico allo schiaccianoci.
Tutto ciò che ruota, articola, scivola, incastra, ingrana e sollecita sarà abbandonato.
Poi eviteremo tutte le materie sintetiche, iniziando dalla cosiddetta plastica.
Quindi sarà la volta dei metalli, dalle leghe pesanti e leggere giù giù fino al semplice ferro.
Né scamperà la carta. Eliminata carta e metallo non sarà più possibile la moneta, e con essa l'economia di mercato, per fare posto a un'economia di tipo nuovo, non del baratto, ma del donativo. Ciascuno sarà ben lieto di donare al suo prossimo tutto quello che ha e cioè - considerando le cose dal punto di vista degli economisti d'oggi - quasi niente. Ma ricchissimo sarà il dono quotidiano di tutti a tutti nella valutazione nostra, nuova.


Questi brani sono tratti da La vita Agra, romanzo di Luciano Bianciardi pubblicato nel 1962: che nessuno dica che non eravamo stati avvisati!

sabato 28 gennaio 2012

Nella tana del lupo

Ebbene sì, lo confesso: io e Razza-O siamo andati al centro commerciale. A nostra giustificazione, vi dico che è il posto più vicino dove c'erano in prevendita i biglietti per uno spettacolo che andremo a vedere.

Battute a parte, non compriamo granché nei supermercati, o più in generale nel commercio convenzionale; direi che, per i prodotti di uso quotidiano, l'elenco si può ridurre a:
  • birra
  • cibo per le gatte
Per il resto, essendo il nostro un GAS di lunga data, ha un paniere che si è andato arricchendo con gli anni, e copre tutte le principali necessità; ecco l'elenco dei prodotti, in ordine alfabetico:
  • abbigliamento intimo
  • aceto balsamico
  • agrumi e prodotti tipici calabresi
  • agrumi e prodotti tipici siciliani (capperi, origano, ecc.)
  • caffè
  • calzature
  • carne bovina
  • carta igienica e da cucina
  • conserve
  • detergenti e prodotti per il corpo
  • detersivi
  • farine
  • formaggi e latticini
  • frutta (mele, meloni, angurie)
  • jeans
  • maglieria di cotone
  • maglieria di lana
  • mandorle e derivati
  • miele
  • olio d'oliva
  • ortaggi
  • pasta e prodotti da forno
  • riso
  • succhi e aceto di mele
  • vino
  • zucchero


venerdì 27 gennaio 2012

Caffé

Oggi sono in ferie, quindi ho pranzato a casa con Razza-O (Cetti-girl arriva verso le 15); sebbene non sia per noi un'abitudine, abbiamo concluso con un buon caffé.

Ma si fa presto a dire caffé...
Il caffè è, dopo il petrolio, il secondo prodotto sul mercato mondiale delle esportazioni, il volume del suo mercato è di circa 10 miliardi di dollari.
Nella sua coltivazione, lavorazione e vendita sono occupati circa 25 milioni di persone nel sud del mondo. Queste basano la loro sopravvivenza su questa attività, dipendendo quotidianamente dall’andamento del prezzo determinato dalla Borsa di New York.


I lettori affezionati sanno che Razza-O fa la volontaria in una bottega del commercio equo, dove si possono trovare varietà sia dalle Americhe che dall'Africa, che permettono il sostentamento dell'attività di piccoli produttori locali, pagando il giusto prezzo per il loro lavoro, contrariamente alle multinazionali che impongono un prezzo di mercato che li riduce in uno stato di semi-schiavitù.

Tuttavia il nostro GAS acquista café rebelde zapatista prodotto dai contadini sulle montagne del Chiapas, una regione messicana che i latifondisti e le multinazionali, con l’appoggio del governo, vogliono sfruttare imponendo prezzi ingiusti. Una terra insorta dove l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale si batte per la dignità. Una terra dove molti piccoli produttori si sono uniti per difendersi ed organizzati in cooperative per raccogliere il Cafè Rebelde Zapatista e distribuirlo a un prezzo giusto a gruppi solidali.

Tutto ciò premesso, né io né Razza-O beviamo il caffé, quello vero: ne basterebbe una tazzina a mezzogiorno per tenerci svegli tutta la notte successiva; in più, a me causa anche problemi di stomaco. Ci eravamo quindi orientati al caffé d'orzo, ie poche volte che lo bevevamo. Ma da un anno abbiamo fatto una scoperta sorprendente: il caffé di cicoria. Non sto a dirvi le mille benefiche proprietà della cicoria, né vi voglio ripetere la solita solfa che fa pochi chilometri; il fatto è che, amaro com'è, ci piace proprio, e adesso  lo beviamo qualche volta in più.


Nota: le parti in corsivo sono tratte dal sito di Ya Basta.

giovedì 26 gennaio 2012

Chilometri 0

Stasera per cena abbiamo mangiato minestrone di verdure con orzo, focaccia di Recco, e cavolfiori al vapore; tutto preparato in casa da Razza-O, tutto con materie prime del GAS (eccetto l'orzo): verdure, farina, formaggio.

Chilometri zero sono quelli percorsi dagli autotrasportatori in sciopero prolungato, al punto che sembra comincino a scarseggiare le scorte alimentari nei supermercati, specialmente per il fresco.
Comprando tutti i principali alimenti con il GAS, per noi il problema proprio non si pone, perché uno dei criteri di scelta del produttore è la vicinanza, i cosiddetti chilometri zero (da non confondere con la filiera corta, di cui parlerò un'altra volta). E per il nostro GAS è così vero che nella maggior parte dei casi è lo stesso referente (il responsabile del prodotto) ad andare a ritirare l'ordine in azienda.

Questa pratica ha valenza ambientale e socio–economica perché da un lato riduce l’utilizzo dei trasporti, quindi l’inquinamento, e dall’altro può garantire la sostenibilità per i piccoli circuiti agricoli territoriali. E non è limitata al mondo dei GAS: nel 2008 la regione Veneto, prima in Italia, si è dotata di una legge volta a riconoscere le attività di distribuzione e ristorazione che, in percentuali comprese fra il 30 e il 50%, si approvvigionano di prodotti di origine veneta.



mercoledì 25 gennaio 2012

Cineclub

Stasera è serata di cineclub, che bellezza!
Non parlo di un cineforum ufficiale in sala, ma di una iniziativa diversa.
Nella rete civica informatica si era creato un gruppo di appassionati di cinema, che si scambiavano opinioni su film visti o da vedere. Alcuni erano già amici, altri si conoscevano solo virtualmente; fino a quando Greet ebbe l'idea: trovarsi dal vivo per vedere un film in compagnia a casa sua. La cosa piacque al punto da trasformarla in un appuntamento fisso, all'inizio settimanale e in seguito bimensile .

Il film viene deciso collegialmente: evitiamo i titoli di cassetta, scegliendo invece fra quelli che magari sono passati dalle sale molto rapidamente, o solo nei cinema d'essai, oppure non ci sono neppure arrivati. L'unica regola è che non bisogna spendere un euro, perciò niente noleggio, ma registrazione domestica o prestito in biblioteca.

Il cineclub si ferma d'estate, ma siamo ormai al settimo anno. E' un'esperienza nel suo piccolo rivoluzionaria, almeno per due motivi:
  • la gratuità, in contrasto con l'imperante mercificazione di tutto e di tutti;
  • la forte componente di socialità, in contrasto con le forti spinte individualistiche del pensiero dominante.
In fin dei conti, se l'esperienza continua, è proprio perché è molto più di una sottospecie di cinema casalingo: altrimenti, chi ce lo farebbe fare di uscire nelle fredde sere invernali, per vedere un film che magari potremmo comodamente vederci a casa in pigiama? Non penso che siano solo i dolcetti e le tisane che accompagnano ogni serata, anche se sicuramente aiutano!

martedì 24 gennaio 2012

Pranzo in azienda

Come ogni giorno lavorativo, anche oggi ho mangiato in azienda. Abbiamo a disposizione una saletta con qualche elettrodomestico (forno a microonde, tostapane, bollitore, frigorifero), perciò in una dozzina ci portiamo qualcosa da casa e a turni occupiamo il tavolo.
Saltano all'occhio le differenti abitudini, ma quello su cui mi voglio focalizzare sono i rifiuti.

Io, per esempio, oggi mi sono portato pasta, pane e insalata: nessun contenitore (sia di vetro, plastica o carta) è usa e getta, ma tornano tutti a casa; ho bevuto del tè che ho preparato al momento; ho concluso con un mandarino. Tovaglietta di stoffa, tovagliolo di stoffa e tazza arrivano da casa, e quando serve le riporto indietro per un lavaggio.
Rifiuti prodotti: le bucce di un mandarino e poche foglie di tè.

Alcuni dei colleghi si portano cibi preconfezionati in plastica (dai primi alle insalate agli affettati fino ai dessert), oppure usano tovagliolini di carta (anche come tovaglietta) o bicchieri di plastica, o ancora bevono acqua in bottiglia (di plastica pure quella).
Risultato: ogni giorno vengono riempiti un paio di sacchetti di rifiuti generici.

A forza di vedermi, un paio di colleghi hanno cominciato a portarsi il tovagliolo di stoffa, altri usano bicchieri di vetro. L'effetto contagio per ora è minimo, ma sempre meglio di niente.

In generale le persone tendono a non notare la quantità di rifiuti che si producono  in cucina. Per questo Rosanna Maiolino, laureata in Filosofia specializzatasi in fotografia pubblicitaria, ha realizzato una efficace mostra fotografica sull'eccesso degli imballaggi. Dategli un'occhiata!

lunedì 23 gennaio 2012

Cetti-girl e il treno

Cetti-girl è innamorata del treno; direi in generale dei mezzi pubblici, ma specialmente del treno.
Sarà forse che l'abbiamo abituata fin da piccola. Per esempio, quando era più piccola, durante le vacanze di Pasqua avevamo l'abitudine di trascorrere 3 giorni in una città del nord: Torino, Genova, Venezia, Trieste; sempre andandoci in treno.
O sarà che fin dal primo giorno delle elementari è andata a scuola con lo scuolabus, e con gli autobus urbani dalle medie; adesso per andare alle superiori prende la prima corsa della mattina dell'autobus urbano (ore 6.52!), fino in stazione dove sale sul treno che la porta in città, dove con un altro tragitto di autobus arriva finalmente a scuola.

Riguardo le ferrovie, nonostante il trasporto regionale trasporti in Italia più di 2.800.000 passeggeri al giorno, contro i nemmeno 55.000 delle "frecce", gli investimenti vanno in prevalenza verso i treni super-veloci, super-lussuosi e super-cari, per i pochi che se li possono permettere. E così le regioni sono costrette ad aumentare il costo dei biglietti (+23,4% in Lombardia nel 2011), oppure a tagliare le corse (-19,5% in Veneto nel 2011).

E pensare che la Lombardia è soffocata dalle polveri sottili (pm10), e la situazione richiederebbe azioni straordinarie contro l'inquinamento; fra queste, convincere i cittadini a lasciare a casa l'auto e potenziare i mezzi pubblici.
Il nuovo coraggioso esperimento di Milano è incoraggiante: in una settimana il traffico è diminuito del 38%. Aspettiamo i dati sulla qualità dell'aria.

domenica 22 gennaio 2012

Fantapolitica (II)

Mettetevi comodi, dimenticatevi del resto del mondo per 5 minuti, fate un bel respiro; ecco, adesso potete cominciare a leggere.

Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow Jones, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.

Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.
Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.

Alcuni l'avranno riconosciuto; per gli altri, risulterà sorprendente sapere che avete appena letto il discorso che Robert Kennedy pronunciò presso l'università del Kansas il 18 marzo 1968. 
Ricordo che la prima volta che lo lessi, già a metà mi vennero le lacrime agli occhi, commosso da quelle parole, in anticipo di  almeno 30 anni su posizioni che solo da poco cominciano a riemergere dopo la sbornia neoliberista del dominio dell’economia, e che a sostenerle oggi si viene subito etichettati come estremisti o, nella migliore delle ipotesi, come poveri illusi.
E invece ne ricavai una nuova e inattesa consapevolezza di non essere un ingenuo sognatore: lo stile di vita che noi cerchiamo di praticare può addirittura diventare un proclama politico.

Forse anche per quel discorso, Robert Kennedy fu assassinato tre mesi dopo, durante la sua campagna elettorale che lo avrebbe  probabilmente portato a divenire Presidente degli Stati Uniti d'America. E scommetto che anche a voi verrà il groppo in gola, sentendolo dalla sua voce.

sabato 21 gennaio 2012

Carne

Oggi dopo pranzo abbiamo ritirato il formaggio da Jenny, e ieri prima di cena invece la carne da Joe; entrambe le consegne si sono trasformate in occasione per una chiacchierata, accompagnata da un caffè o un bicchiere di rosso: la socializzazione è uno dei graditi effetti collaterali del GAS.

Sì, abbiamo nel paniere anche la carne: in famiglia non ne facciamo gran consumo, ma qualche volta la mangiamo pure noi.
Come sempre, il GAS sceglie il produttore in base a criteri ben precisi: l'azienda, di piccole dimensioni e a una ventina di km da noi, alleva vitelli nati nella propria stalla, li alimenta con fieno e cereali biologici, senza somministrare antibiotici o farmaci di sintesi chimica.

Tutte caratteristiche solitamente assenti negli allevamenti intensivi (quelli che in genere forniscono i supermercati), i quali hanno anche un elevato impatto ambientale e sociale:
  • le feci provenienti da grandi quantità di animali concentrati in aree relativamente piccole causano inquinamento delle falde acquifere;
  • molti paesi emergenti, per entrare nel ricco business della carne, disboscano ampie fette di territorio per far posto ai pascoli (emblematico è il caso della foresta amazzonica in Brasile);
  • è stato calcolato che gli allevamenti intensivi producono il 18% di anidride carbonica, metano e ossido di azoto (mentre, ad esempio, l’attività di trasporto via terra, acqua e mare ne causa solo il 14%);
  • per sostenere la crescente espansione del settore, si è attuata in agricoltura un radicale passaggio dalla coltivazione di cereali prevalentemente destinati all’alimentazione umana a quella di cereali per l’alimentazione animale (nei paesi del Terzo mondo milioni di ettari di terra sono utilizzati esclusivamente per produrre mangime destinato al bestiame europeo);
  • un ettaro coltivato a cereali produce cinque volte più proteine di un ettaro destinato alla produzione di carne, coltivato a legumi dieci volte di più, a spinaci ventisei volte di più.

venerdì 20 gennaio 2012

Arance e sciopero

Avete visto Fragole e sangue ? Se siete nostalgici degli anni '60, del contagioso spirito di libertà che girava nell'aria, o se, essendo più giovani, volete soddisfare la curiosità di sapere cosa ebbe di magico quel periodo, allora non potete mancarlo.

Invece Arance e sciopero non è il titolo di un film-parodia con Ciccio e Franco, anche se, come loro due, ha a che fare con la Sicilia. Infatti lo sciopero degli autotrasportatori siciliani ha avuto il suo effetto anche per il nostro GAS: la consegna mensile dalla Sicilia, già ritardata di una settimana per il periodo natalizio, slitta di un'altra settimana.
Passi per le olive e le acciughe che mettiamo sulla pizza: per una volta faremo a meno; il grosso guaio sono le arance, che ormai sono finite: certo, la marmellata può aspettare, ma come la mettiamo per l'indispensabile spremuta a colazione, o per l'insalata di valeriana con arance a pezzetti che Cetti-girl esige (!) ad ogni pranzo, oppure per la settimanale trota all'arancia al forno (specialità invernale di Razza-O)?

I camionisti si lamentano del prezzo del carburante, ma la questione non è semplice. Alcuni sostengono anzi che il carburante dovrebbe costare di più, per tener conto dei costi ambientali che vengono scaricati sulla collettività. Però sarebbe una soluzione classista, perché i ricchi continuerebbero a inquinare allegramente, mentre a tutti gli altri verrebbe limitato il diritto di spostamento (visto che anche i biglietti ferroviari continuano a rincarare).

Io un'idea ce l'avrei: il budget energetico personale. Ognuno di noi avrebbe a disposizione una quantità di energia consumabile all'anno, oltre la quale non sia possibile andare.
Perciò, per fare un esempio, vuoi fare il weekend a Londra in aereo, tanto è low cost? Bene, con quello ti sei già mangiato una bella fetta, e per un pezzo dovrai andare in giro in bici e lasciare la macchina in garage.
Oppure: vuoi le fragole (appunto) a Natale, che chissà da dove arrivano e quanta energia hanno richiesto per crescere? Bene, quest'estate condizionatore spento.

Bello no? Sarebbe sicuramente molto democratico, ma ahimé al momento resta piuttosto fantascientifico.

giovedì 19 gennaio 2012

Eppur si muove

Qua e là, in modo sconnesso e in ambito locale, il mondo della politica comincia ad accorgersi che è in corso un cambiamento dal basso, con il quale gruppi di pionieri cercano a fatica ma tenacemente di instaurare un'economia locale e solidale, non finalizzata all'interesse del singolo ma della collettività, nel rispetto dell'ambiente e delle persone.

La Provincia Autonoma di Trento è forse la prima ad aver legiferato sull'argomento, stilando fra l'altro una lista di settori dell'economia solidale: agricoltura biologica e biodinamica, commercio equo-solidale, welfare di comunità, filiera corta e garanzia di qualità alimentare, edilizia sostenibile e bioedilizia, risparmio energetico ed energie rinnovabili, finanza etica, mobilità sostenibile, riuso e riciclo di materiali e di beni, sistemi di scambio locale, software libero, turismo responsabile e sostenibile, consumo critico, gruppi di acquisto solidale.

mercoledì 18 gennaio 2012

Diario settimanale dei rifiuti

Una delle più memorabili battute di Marx (Groucho, non il barbuto) dice che il matrimonio è la causa principale del divorzio.

Parafrasando, il problema dello smaltimento dei rifiuti sta nella loro produzione; certo va benissimo il riciclo, ma meno rifiuti produciamo e meno ne avremo da smaltire. Tanto per fare un esempio banale, noi andiamo a prendere la verdura con gli stessi sacchetti di carta riutilizzati più volte fino a quando si disfano; e solo allora finiscono nella differenziata.

In effetti da noi funziona la raccolta porta a porta, differenziata; prepariamo i rifiuti secondo un calendario settimanale, che prevede una pausa al mercoledì, cioè oggi. Voglio allora tenere un diario dei nostri rifiuti familiari, aggiungendo a questo primo post un commento per ognuno dei prossimi 6 giorni.
Considerate che noi mangiamo tutti e tre sempre a casa; in realtà a mezzogiorno io mangio in azienda, ma mi porto il pranzo da casa, quindi è come se fossi a casa a tutti gli effetti.

Allora iniziamo: domani si raccolgono plastica e umido. Noi stasera mettiamo fuori:
  • niente plastica; ne abbiamo una piccola quantità, insufficiente per riempire un sacco: essenzialmente sacchetti vuoti, che occupano pochissimo volume (farina gialla, semi di zucca, mandorle che Razza-O ha tostato, polvere per lavatrice, ...);
  • un sacchetto di umido da circa 5 litri (più o meno mezza pattumiera), con dentro essenzialmente scarti vegetali derivati dalla pulizia delle verdure: il nostro composter in giardino è quasi pieno, d'inverno i lombrichi lavorano meno.

martedì 17 gennaio 2012

Giù le mani dall'acqua!

Siamo convinti che la valorizzazione dei beni comuni e del welfare sia il cuore della politica del terzo millennio.
La frase è di pochi giorni fa, ed è stata pronunciata da De Magistris, sindaco di Napoli.

I beni comuni, la loro cura, sono un tassello fondamentale della rivoluzione culturale necessaria. Essi vanno difesi dal mercato, che li vuole ridotti a merce per trarne profitto, restringendone l'accesso, che invece deve essere universale, e cercando di venderne la maggior quantità possibile, senza curarsi di preservarli per le future generazioni.

In Italia è emblematico il caso dell'acqua: nonostante il referendum sia ancora fresco (io e Razza-O abbiamo ancora gli adesivi, ormai scoloriti, sulle auto), già si addensano nuove e pericolose nubi.

Perciò vi invito caldamente a sottoscrivere e diffondere l'appello in difesa del referendum, lanciato dal forum italiano dei movimenti per l'acqua: giù le mani dall'acqua.

lunedì 16 gennaio 2012

Limoni da corsa

Oggi, dopo il lavoro, sono andato a fare una corsetta; lo faccio con una certa regolarità, tutto l'anno, 1 o 2 volte la settimana (Razza-O invece esce a fare una camminata quasi tutte le mattine, molto presto). Al rientro mi sono preparato la solita gustosa bevanda-integratore: 2/3 di spremuta di limoni (bio del GAS), 1/3 di acqua (ci vorrebbe gassata, ma dal rubinetto si ostina a scendere acqua liscia), un pizzico di sale e, aggiunto per ultimo, una punta di cucchiaino di bicarbonato; provatela, è sorprendente. Mi ha insegnato la ricetta una signora siciliana produttrice di agrumi, che ho incontrato lo scorso autunno a Fa' la cosa giusta di Trento.

Fa' la cosa giusta è la più importante fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, che si svolge in primavera a Milano, e in autunno a Genova e a Trento. Ci sono poi altre fiere interessanti in tutta Italia, magari con temi più specifici.
Per dei visitatori come noi, queste fiere sono una vera festa, di solito ci passiamo una giornata intera. E' l'occasione per vedere, sperimentare o anche acquistare nuovi prodotti, per assistere a imperdibili conferenze e partecipare a laboratori; ma soprattutto per incontrare gente, in particolare i fornitori del gas.
Si respira un'aria positiva, ci si sente parte di qualcosa di grande, si trovano nuovi stimoli per non lasciarsi andare allo sconforto che potrebbe nascere vedendo che il mondo intorno stenta a capire la necessità di un cambiamento radicale.

domenica 15 gennaio 2012

Acqua in... bottiglia

Lettura della domenica, estratta da La decrescita felice di Maurizio Pallante.

Alla fine dell’Ottocento, quando mia nonna era bambina, viveva in una casa in cui non c’era l’acqua corrente, come in quasi tutte le case. Così ogni giorno doveva andare a prenderla alla fontana nella piazzetta vicina. La vedo con gli occhi dell’immaginazione scendere le scale insieme a sua madre o sua sorella cariche di brocche e secchi, fare un piccolo tratto di strada, mettersi in coda chiacchierando con le altre donne e le altre bambine in attesa del suo turno, tornare a casa portando a braccia i recipienti pieni. Una vita faticosa e dura.

Oggi, dopo più di cento anni di progresso, nei supermercati le persone riempiono i carrelli di bottiglie di plastica piene d’acqua, le scaricano nei portabagagli delle automobili con cui le portano fino alle loro abitazioni, le scaricano dai portabagagli e le portano a braccia in casa. Proprio come faceva mia nonna. Ma con sei differenze rispetto a lei.

1. Mia nonna era costretta a fare la fatica di portare a braccia l’acqua in casa. La sua non era una scelta. Oggi le persone che fanno questa fatica, non vi sono costrette. La loro è una scelta. E il passaggio dalla costrizione alla libertà di scelta è un progresso, baby!

2. Mia nonna per portare l’acqua a casa doveva soltanto scendere le scale e fare un breve tratto di strada a piedi. Oggi le persone per coprire il tragitto casa - supermercato - casa usano l’automobile. Impiegano più tempo, hanno costi di trasporto e consumano fonti fossili, che emettono CO2, ossidi di azoto (NOx) e polveri sottili (pm 10), incrementando l’effetto serra e inquinando l’aria. Ma andare in automobile invece che a piedi è un progresso, baby!

3. L’acqua che portava a casa mia nonna era attinta dalla falda idrica sottostante; l’acqua in bottiglia che si porta a casa oggi dai supermercati viene da centinaia, o migliaia di chilometri di distanza. Ha un costo di trasporto e consuma fonti fossili, che emettono CO2, ossidi di azoto (Nox) e polveri sottili (pm 10), incrementando l’effetto serra e inquinando l’aria. Ma l’estensione dei mercati è un progresso, baby!

4. I recipienti di metallo con cui mia nonna trasportava l’acqua erano sempre gli stessi; quelli utilizzati oggi sono di polietilene tereftalato (PET) monouso. Per produrli si è consumato petrolio in un’industria petrolchimica (2 kg. di petrolio per kg. di plastica); si è consumato gasolio per trasportarli dall’industria petrolchimica allo stabilimento dove è stata imbottigliata l’acqua; altro gasolio si consumerà per portarli dalle abitazioni ai cassonetti della raccolta differenziata e di qui a… Al consorzio obbligatorio Replastic? Alla discarica? All’inceneritore? Ogni trasporto delle bottiglie di plastica ha comportato un costo e un consumo di fonti fossili, che emettono CO2, ossidi di azoto (Nox) e polveri sottili (pm 10), incrementando l’effetto serra e inquinando l’aria. Ma l’economia di mercato e l’industria sono un progresso, baby!

5. La produzione di un chilogrammo di PET richiede 17,5 chilogrammi di acqua e rilascia in atmosfera 40 grammi di idrocarburi, 25 grammi di ossidi di zolfo, 18 grammi di monossido di carbonio e 2,3 chilogrammi di anidride carbonica (Paul Mc Rande, The green guide, in State of the world 2004, Edizioni Ambiente, Milano 2004, pagg. 136-137). Poiché una bottiglia in PET da 1,5 litri pesa 35 grammi, con un chilo di PET se ne fanno 30. Pertanto, per trasportare 45 litri d’acqua se ne consuma quasi la metà. A mia nonna poteva caderne qualche goccia per strada se riempiva troppo i suoi recipienti. Quanto all’emissione di gas, al massimo qualche volta sotto lo sforzo poteva rilasciare qualche scorreggetta.

6. L’acqua che portava in casa mia nonna non costava nulla, l’acqua in bottiglie di plastica costa da 2 a 4,5 euro alla confezione di 6 bottiglie da 1,5 litri (prezzi di novembre 2004). In realtà il costo effettivo dell’acqua contenuta nelle bottiglie è solo l’1 per cento del costo di produzione totale, mentre l’imballaggio ne assorbe il 60 per cento. Ma si può spendere di più solo se si è più ricchi e la crescita della ricchezza è un progresso, baby!

Rispetto ai tempi di mia nonna, per fare la stessa fatica e avere la stessa utilità ci vuole più tempo, si inquina molto mentre prima non si inquinava affatto e si paga mentre prima non si pagava. Il contributo alla crescita del prodotto interno lordo dato dalla produzione e dal commercio delle acque in bottiglia ha comportato un peggioramento della qualità della vita individuale e della qualità ambientale. Questo è il progresso, baby?