mercoledì 7 marzo 2012

GAS e piano B

In un articolo apparso sul Manifesto del 17 febbraio, Guido Viale sostiene la necessità di un piano B per l'Europa, in contrapposizione con il piano A degli economisti. Nel piano B, è affidato esplicitamente un ruolo ai GAS: riporto allora qui sotto la parte finale dell'articolo.

In tempi di crisi valutaria, ciò con cui bisognerà fare i conti, a livello nazionale e locale, saranno gli approvvigionamenti: innanzitutto  quelli energetici e alimentari. L'unica risorsa  a cui attingere a piene  mani nel giro di pochi  mesi e pochi anni sono  risparmio ed efficienza  energetica. La condizione di paese bombardato  apparirà allora in tutta  evidenza: spente le luminarie che non servono  per vedere ma per farsi  vedere; auto ferme e  mezzi pubblici strapieni (scarseggerà il carburante); orari cambiati per garantire il pieno utilizzo  dei mezzi durante tutto  l'arco della giornata;  conversione in tempi rapidi - come all'inizio di  una guerra - delle fabbriche compatibili con la  produzione di impianti  per le fonti rinnovabili o  di cogenerazione, di  mezzi di trasporto collettivi o condivisi a basso consumo; interventi sugli edifici per eliminarne la dispersione energetica. ecc. Giusto quello che si sarebbe dovuto fare - e ancora potrebbe essere fatto - in questi anni, con esiti economici certo migliori. Lo stesso vale per l'approvvigionamento alimentare: occorrerà restituire a ogni territorio la sovranità alimentare con un'agricoltura meno dipendente dal petrolio e un'alimentazione meno dipendente da derrate importate: una operazione da mettere in cantiere con una nuova leva di giovani da avviare a un'attività ad alta intensità di innovazione e di lavoro che potrebbe cambiare l'aspetto del paese. Analogamente occorrerà intervenire sul patrimonio edilizio inutilizzato, sul ciclo di vita dei materiali (risorse e rifiuti), su scuola, università, sanità con interventi che riducono gli sprechi e producono occupazione di qualità. Ma soprattutto ci vorrà una revisione generale degli acquisti quotidiani: spesa condivisa, rapporti diretti con il produttore e Km0 (i GAS), riduzione degli imballaggi e del superfluo, ricorso all'usato e alla riparazione e alla condivisione dei beni: tutti campi in cui il sostegno di un'amministrazione locale conta molto. E tante altre cose simili su cui occorre riflettere: sono tutti interventi da concepire, programmare e gestire a livello locale - con la partecipazione diretta della cittadinanza attiva - che potranno essere agevolati anche da un circuito parallelo di monete garantite dalle autorità locali, come era avvenuto con successo in molti paesi occidentali - compresa la Germania nazista - durante la grande crisi degli anni '30. Fantascienza? Forse; comunque un programma meno irrealistico dell'idea di affidare alla liberalizzazione dei servizi e dei rapporti di lavoro la ripresa di una crescita che sottragga l'Italia al cappio del debito; e magari anche alla crisi ambientale - ah! questa sconosciuta! - che investe il pianeta.

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