giovedì 16 febbraio 2012

Jeans

Oggi mi sono messo i jeans, i blue jeans, forse il capo d'abbigliamento più diffuso; eppure, non ci crederete, li ho acquistati con il GAS.

Questi jeans sono il frutto di una scommessa: dimostrare che è possibile applicare i principi della produzione sostenibile ed etica anche in questo settore.

Forse non tutti sanno che la produzione industriale dei jeans è altamente inquinante, per l'uso di colori chimici e per i lavaggi alla varechina; ma quel che è peggio, le tecniche di logoramento artificiale mediante getti di sabbia silicea causano la silicosi a migliaia di operai, soprattutto in Turchia e in Indonesia.

Tempo fa facemmo amicizia con una coppia professionalmente attiva nel settore dei tessuti. Avevano dei forti ideali, residuo di una giovinezza impegnata, che però  avevano smesso di praticare. Posso dire che una piccola spinta a rimetterli invece in campo gli è venuta dal nostro esempio: sono prima entrati in un GAS della loro città, e dopo qualche anno si sono lanciati nell'avventura di creare una filiera del jeans locale e biologica, per vendere i capi proprio ai GAS.

E tra mille difficoltà, hanno concretizzato il progetto, usando cotone biologico, tinto con indaco vegetale e lavorato localmente; e le versioni scolorite sono ottenute tramite lavaggi unicamente con acqua e sassi.

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