Se a san Valentino avete regalato una rosa, probabilmente è stata
coltivata in Kenya. I fiori prendono l’aereo la sera: in 4 giorni sono
da noi passando prima per l’Olanda e poi dal
mercato dei fiori di Sanremo. Ogni giorno partono fino a sette voli.
Il Kenya è il terzo produttore mondiale di fiori, dopo
Olanda e Colombia. La floricoltura è la terza industria nazionale dopo
turismo e thé.
Sono almeno 40 mila i lavoratori impiegati direttamente
nella produzione di rose, per la maggior parte donne. Le condizioni di
lavoro nelle serre sono sempre state ai limiti della sopportazione:
caldo, contatto diretto coi pesticidi, salari miseri, molestie sessuali,
nessuna tutela sindacale. Ora le cose sembrano (lentamente) migliorare,
ma il lavoro è duro e un’operaia assunta col primo livello guadagna
meno di 50 euro al mese.
L'intero processo non risulta affatto sostenibile, né dal punto di vista ambientale né da quello sociale; e infatti Alex Zanotelli conclude la sua prefazione al libro di Altreconomia Rose&lavoro con queste parole: "Dobbiamo cominciare a ragionare sul livello globale: il sistema diventerà insostenibile.
Chi ha bisogno dei fiori se li coltivi. Così com’è il sistema è
distruttivo, anche del tessuto sociale e umano, e mina le società del
Sud del mondo. Un po’ tutto il commercio deve essere ripensato".
Fiori prodotti con criteri sostenibili si possono trovare, per esempio nelle botteghe del commercio equo.
Se con le banane mi avevi colto in flagrante, con le rose, mi dispiace, non ho speso neanche un euro per la moglie...Son troppo avanti !!!!
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