martedì 24 gennaio 2012

Pranzo in azienda

Come ogni giorno lavorativo, anche oggi ho mangiato in azienda. Abbiamo a disposizione una saletta con qualche elettrodomestico (forno a microonde, tostapane, bollitore, frigorifero), perciò in una dozzina ci portiamo qualcosa da casa e a turni occupiamo il tavolo.
Saltano all'occhio le differenti abitudini, ma quello su cui mi voglio focalizzare sono i rifiuti.

Io, per esempio, oggi mi sono portato pasta, pane e insalata: nessun contenitore (sia di vetro, plastica o carta) è usa e getta, ma tornano tutti a casa; ho bevuto del tè che ho preparato al momento; ho concluso con un mandarino. Tovaglietta di stoffa, tovagliolo di stoffa e tazza arrivano da casa, e quando serve le riporto indietro per un lavaggio.
Rifiuti prodotti: le bucce di un mandarino e poche foglie di tè.

Alcuni dei colleghi si portano cibi preconfezionati in plastica (dai primi alle insalate agli affettati fino ai dessert), oppure usano tovagliolini di carta (anche come tovaglietta) o bicchieri di plastica, o ancora bevono acqua in bottiglia (di plastica pure quella).
Risultato: ogni giorno vengono riempiti un paio di sacchetti di rifiuti generici.

A forza di vedermi, un paio di colleghi hanno cominciato a portarsi il tovagliolo di stoffa, altri usano bicchieri di vetro. L'effetto contagio per ora è minimo, ma sempre meglio di niente.

In generale le persone tendono a non notare la quantità di rifiuti che si producono  in cucina. Per questo Rosanna Maiolino, laureata in Filosofia specializzatasi in fotografia pubblicitaria, ha realizzato una efficace mostra fotografica sull'eccesso degli imballaggi. Dategli un'occhiata!

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